1375-1377
GIOVANNI de’ BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos Vulgare, cap. XXX
Tratto da: Giovanni Bonsignori, Ovidio Metamorphoseos Vulgare, ed. a cura di E. Ardissimo, Commissione per i testi di lingua, Bologna 2001
Come Marsio deventò fiume chiamato Marsia. Capitulo XXX
«Sappiate» disse colui che voleva narrare de Apollo «che Giove uno dì convitò tutti li dii a magnare e sì fece apparecchiare da magnare. Onde la dea Pallas, per compiacere al padre, tolse la cialamella ed incominciò a sonare; e così sonando li se gonfiavano le guance oltra modo, e tanto li s'arosciavano li occhi che tutti li dii incominciarono forte a ridere, che tutti li denti li sariano tratti e non se sariano sentiti. Allora Pallas se vergognò e partìose e discese del cielo e venne sopra le palude de Tritone e, reguardando ne l'acqua, incominciò a sonare, ed allora vidde che le guance li sse gonfiavano oltra modo, ed allora pensò che lli dii aveano per questo riso, per la qual cosa gettò via quella celemella e non volse più sonare. A ppoco tempo poi quello strumento fu trovato da uno villano, el quale el prese ed incominciò a sonare, intanto che per la longa consuetudine elli deventò uno bono sonadore, tanto che deventò uno famoso uomo, intanto che fu ardito de chiamare Apollo alla prova del suono. E contendeva con Apollo dicendo che meglio sonaria con la sua celemella ch'elli non faria con la sua cetira; e così dicendo elessero uno giudice che giudicasse fra loro. Apollo disse: "lo voglio che fra noi sia alcuna pena"; disse 'l villano: "A me piace"; disse Apollo: "Facciamo così che quello che serrà vento pata quella pena che piacerà al vincitore", e così fu fermato fra loro. E cominciò Marsio a sonare con la sua celemella tanto solennemente quanto più potea, unde Apollo, odendo tanto bene sonare Marsio, temette de non essere perditore, e perciò nel suono interpuse la divinità, ed allora fu Marsio vento e fu data contra de lui la sentenza. Allora Apollo, avendo così vento, chiamò Marsio e disse: "Vieni qua"; disse Marsio: "Che vol tu fare?"; disse Apollo: "Io te voglio scorticare", e cominciòlo a scorticare. Marsio incominciò a gridare, ma elli non poté tanto gridare che lli giovasse, onde Appollo lu scorticò e tutto 'l sangue andò in terra, el quale se convertì in acqua, tanto che li se vedeano le budelle. E lì se cominciò uno fiume, el quale per lu nome de costui fu chiamato Marsia, el quale fiume va per la regione de Frigia, dove è la città de Troia. Da poi che Apollo ebbe scorticato Marsio empì el cuoio ed appicòlo ad alto nel tempio, acciò che fosse essemplo, a chi lo vedea, che niuna persona mai se ponesse per niuna cagione contra li dii».
Allegoria e trigesima esposizione de Marsio mutato in fiume. Segnata per KK
Pallas, dice Ovidio che sonava la celemella; per questo dovemo intendere tutte le ragioni le quali sono sofistighe, e perché sonava denanzi alli dii, intendo questa sola sofistica, perciò che quella arte solo per sé operando vale e non amaestra. Che lli se gonfiasseno le guance tanto vene a dire quanto che, quando li sofisti operano cotale scienza, se fanno rossi ed infiati; che lli dii se nne ridessero, cioè che li savii uomini se rideno e fannose beffe de tali scienziati. Dice che Pallas scese dal cielo ed andò all'acque dove conove perché li dii aveano riso; questo non vuole altro dire se non: poi che 'l sofistico torna in sua mente, viene alla terra ed all'acque, cioè alle scienze formate dalli uomini terreni, e, conoscendo el suo errore, getta in terra quello istrumento, cioè quella intenzione. Per Marsio, che lla trovò, intendo uno al quale sempre se regge e defendese in fallare, e tanto è a dire "marsia" in greco quanto che "erronio" in latino, e questi cotali vogliuno disputare con Apollo, cioè con li savii. Ma Apollo el vence con la cetira, cioè con li veri argomenti resonanti a corde e non a voce; cioè vuole dire che lla scienza vene dalli organi del cuore, e ciò ademustra la cetira, la quale se tene da' lato manco appogiata al cuore, e ciò demustra che lla vera scienza vene dalli organi del cuore. Vento che fu Marsio, dice che Apollo lo scorticò, cioè che spogliò delle sue fallacie e sì l'insegnò le vere ragioni e fece manifesto alle genti el poco senno ch'egli avea dentro da sé. Dove dice che se li vedeano le budella e dice che deventò uno fiume perciò che, sì come lu fiume va palese per la terra e sonno perpetui, così fu palesato l'errore della sua scienza, e divulgata ed affirmata la scienza de Apollo, ciò delli savii, per la quale e sotto la quale el mondo se regge e governa.