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GIOVANNI BOCCACCIO, Genealogie deorum gentilium, Lib. I, cap. XXV
Tratto da: Geneologia degli Dei. I quindeci libri di M. Giovanni Boccaccio ... tradotti et adornati per Messer Giuseppe Betussi da Bassano, foll. 98v, 99v
Baccho quarto figliuolo del secondo Giove, che generò Himeneo, Thioneo et Thoante
(...) Vollero poi che Marsia fosse locato sotto sua [di Baccho] difesa perché fu audace, anzi temerario contra Apollo; per la qual temerità intendo la loquacità dei vinolenti che tende verso ciascuno, per la cui alla presenza degli ignoranti spesse volte i prudenti dai rozi paiono restar confusi. I quali non avertiscono che l'oratione di questi tali non è fatta con ordine alcuno, ma a guisa di Satiro, come fu Marsia, qua et là va saltando et vacillando. Finalmente nel conspetto dei dotti et saggi spogliato Marsia, cioè scoperta la prosontione dei riscaldati, si rivolge in folgore, cioè cade, et il parlare di questi tali si risolve come se non havessero detto nulla. (...) Si dice poi padre Libero perché pare ch'apporti libertà agli huomini, percioché ancho i servi ubbriachi, mentre che quella ebrietà dura, istimano haver rotto i legami della servitù. Oltre ciò libera dai pensieri, et ci rende più securi nelle essecutioni; rende liberi i poveri dai bisogni; inalza ancho gli abbattuti in alto. Et dice Alberico che nel principio dell'edificationi delle città, facendosi per buon augurio sacrificio agli altri dei, si facevano ancho al padre Libero, accioché conservasse la libertà alla futura patria. Oltre questo, tutte le città ch'ubbidivano a' Romani Imperatori del mondo erano o tributarie, o confederate, overo libere. Nelle città libere adunque in segno della libertà v'havevano il simulacro di Marsia, il quale habbiamo detto di sopra essere in protettione del padre Libero.