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Nicolò degli Agostini, Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar, Venezia1522 (I ed.), VI, ff. 61v-62r

Della Mutatione di Apollo

 

Tutti quanti i difetti de gli dei

come gli havete uditi raccontare

ne la sua tela tesseva costei

& come Apollo si volse cangiare

in huom robusto pien de iniqui & rei

modi per poter ben lussuriare

in pastor, in leon, in sparviero

per aver meglio il suo diletto intiero.

 

E tanta liberta gli fu concessa

da gli dei ch’in la tela sua dipinse

come a la fin Apol giacque con essa

figliuola di Macaro, e la dipinse

si ben che parea proprio che fussi essa

e di variati & bei color la cinse

si che lui gli ponea sopra la ciglia

se ne facea non poca meraviglia.

 

Allegoria delle cose dette

[…] Ancho Apollo in huomo robusto, & in sparavero si cangioe. Ma la sua tramutatione in leone fu per causa che egli amava una bella giovane, la quale non potendola havere divenne furioso come uno leone, & percio lo autore lo pone cangiato in detto leone. Un’altra fiata il detto Apollo fu acceso dell’amore di Tipho figliuola di Macaria & non potendo di essa conseguire l’intento suo si feo da simplice, & in forma di pastore giacque con lei.