76: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: La barca di Caronte e il ratto di Proserpina

Autore: Luca Giordano (1634-1705)

Datazione: 1685 post quem

Collocazione: Londra, Denis Mahon Collection

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (121 x 193 cm)

Soggetto principale: Caronte traghetta la sua barca; Plutone rapisce Proserpina

Soggetto secondario: Cerbero fa la guardia all'ingresso dell'Ade

Personaggi: Caronte, Morte, dannati, Plutone, Proserpina, compagne di Proserpina, putto, arpie, creature infernali, giganti, altri personaggi

Attributi: barca (Caronte); falce (Morte); bidente, carro, cavalli, Cerbero, creature infernali (Plutone); fiori (Proserpina)

Contesto: scena all'aperto

Precedenti: Luca Giordano, Il ratto di Proserpina, affresco, 1682 e 1685, Firenze, Palazzo Medici-Riccardi (cfr. scheda opera 75)

Derivazioni:

Immagini: http://www.nationalgallery.org.uk/upload/img/giordano-mythological-scene-rape-proserpine-L895-fm.jpg

Bibliografia: Mahon D.-Millar O., Italian Art and Britain. Winter exhibition, Royal Academy of Arts, Londra 1960, p. 132; Ferrari O., Scavizzi G., Luca Giordano. L'opera completa, Electa, Napoli 1992, pp. 79-98, 314-315; Giannini C., Fra modello e ricordo: le macchie di Luca per i Riccardi e il gusto tardobarocco per l’inaccompli, in Stanze segrete: gli artisti dei Riccardi. I ricordi di Luca Giordano e oltre, Edizioni Leo Olschki, Firenze 2005, pp. 1-23.

Annotazioni redazionali: Quest’olio raffigurante la barca di Caronte e il ratto di Proserpina fa parte di un ciclo di dieci tele elaborate da Luca Giordano. Spesso la critica ha visto in queste dieci opere dei “modelli” preparatori elaborati dallo stesso artista che poi andrà ad affrescare la Galleria di Palazzo Medici-Riccardi a Firenze. In particolare, questa richiama la scena mitologica raffigurata su uno dei lati maggiori (cfr. scheda opera 75).

A differenza dell'affresco, qui il momento del ratto viene relegato a destra, dove si vede Plutone, dio degli Inferi, che afferra Proserpina. In primo piano, invece del cestino con i fiori che cadono a terra, ora si vede un vaso, più vicino ai piedi del dio. Inoltre, vi è un terzo uomo accanto a loro, che nell'affresco del Palazzo non appare. Le compagne di Proserpina che si dolgono del rapimento vengono qui tagliate e sono presenti su un'altra delle tele, dedicata a una scena d'agricoltura con Cerere, Flora e Zefiro. A sinistra, invece, la barca di Caronte traghetta le anime attraverso il fiume Stige. Si può anche distinguere la Morte, che accompagna i dannati con la sua falce. Cerbero, al centro della tela quasi a dividere le due scene principali, fa la guardia all'ingresso dell'Ade. E infine, sullo sfondo, i Giganti che hanno sfidato gli dei dell'Olimpo e che adesso sono destinati a soffrire eterne torture.

Eppure, come le altre nove, questa “macchia” non è prettamente un “bozzetto preparatorio”: il fatto che i soggetti non proseguano con continuità sulle tele dovrebbe essere anche da solo un dato che ne scoraggi l'ipotesi. Inoltre, vi sono varianti davvero notevoli, tra cui il paesaggio di fondo, il numero delle figure, le loro posizioni, gli attributi, che fanno propendere la critica verso un'interpretazione di queste opere come “ricordi”, eseguiti con una tecnica veloce ma non frettolosa, solo dopo aver portato a termine la decorazione della galleria. Ciò che è sicuro, però, è che dovettero effettivamente esserci dei modelli su carta, poiché non è possibile credere che Giordano abbia improvvisato l'intera e complessa decorazione a Palazzo Medici-Riccardi (Giannini, 2005).

 

Roberta Diglio