72: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: Il ratto di Proserpina

Autore: Charles de La Fosse (1636-1716)

Datazione: 1665-1670

Collocazione: Parigi, École nationale supérieure des beaux-arts

Committenza: Armand Jean de Vignerot du Plessis, detto duca di Richelieu (1629-1715)

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (145 x 180 cm)

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina; Ciane cerca di impedire il rapimento

Soggetto secondario: Cerere insegue il carro del rapitore

Personaggi: Plutone, Proserpina, Ciane, Cerere, compagne di Proserpina, putti

Attributi: tridente, carro, cavalli (Plutone); arco, freccia, torcia (putti)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.univ-montp3.fr/pictura/Images/NePasOuvrir/4/A4749.jpg

Bibliografia: Dubois de Saint-Gelais L.F., Histoire journalière de Paris pendant l'année 1716 et les six premiers mois de 1717, Paris 1716-1717, p. 91; Montaiglon A., Ch. de la Fosse et Louis de Boulogne. Prix des tableaux du choeur de N.D. de Paris, in "Archives de l'art français, Documents", 4, 1855-1856, pp. 213-214; Stuffman M., Charles de la Fosse et sa position dans la peinture française à la fin du XVII siècle, in “Gazette des Beaux-Arts”, LXIV, 1964, pp. 13, 35-39, 98; Bajou T., Martin E., La Réception à l'Académie de Charles de la Fosse: nuovelles observations concernant L'Enlèvement de Proserpine, in “Gazette des Beaux-Arts”, 1997, pp. 9.18; Gustin-Gomez C., Charles de La Fosse (1636-1716). Catalogue raisonné, II, Editions Faton, Dijon 2006, pp. 8, 18-21.

Annotazioni redazionali: È con questo ratto di Proserpina che La Fosse si diploma all'Accademia di Parigi nel 1673. Dubois de Saint-Gelais (1716), segretario e storiografo dell'Accademia, precisa però che è stato dipinto per il duca di Richelieu, pronipote del più celebre cardinale – un'informazione non confermata da altri, ma l'aggiunta di strisce orizzontali di tela verso il basso e soprattutto nella parte superiore corrobora l'ipotesi di una possibile commissione anteriore, rielaborata dall'artista per adattare l'opera al formato richiesto dall'Accademia (Gustin-Gomez, 2006). La tela viene dunque ingrandita, verosimilmente dallo stesso La Fosse, per essere installata en pendant con un'opera di Nicolas Loir nelle sale dell'Accademia. Quindi, niente si oppone al fatto che il duca di Richelieu, a cui La Fosse aveva già fatto un ritratto, possa essere stato effettivamente il proprietario e il committente di quest'opera, anche se si ignorano le modalità e la data della commissione.

L'analisi stilistica suggerisce una datazione posteriore al 1663. Vi si vede, infatti, l'influenza dei bolognesi e soprattutto di Francesco Albani (Gustin-Gomez, 2006): la raffinatezza dei modelli, la fattura e la cura nei dettagli, l'andamento dei drappi e delle onde e il modo in cui la luce si riflette sui corpi.

Nel dipinto, Plutone ha rapito Proserpina, mentre la bella Ciane, di spalle in primo piano, nuda, cerca di trattenere il suo carro, già lanciato al galoppo. A destra vi sono altre due ninfe, probabilmente le compagne di Proserpina, che si vanno a inserire in un'immaginaria linea sinuosa che porta fino a sinistra, ai putti che tengono le redini dei cavalli di Plutone – uno di loro, invece, vola sopra di loro con arco e freccia, simbolo dell'amore del dio degli Inferi. Le due fanciulle hanno accanto a loro rispettivamente un'anfora – simbolo acquatico – e una cornucopia – simbolo d'abbondanza. D'altra parte, sia Proserpina che sua madre Cerere sono divinità legate alla terra e all'agricoltura. In posizione eretta, nell’estrema destra, infatti, vi è un'altra donna: una figura che forse potrebbe discostarsi dalle altre compagne di Proserpina e raffigurare proprio Cerere, andandosi ad inserire in una tradizione figurativa che vede la madre inseguire il carro nello stesso atteggiamento qui descritto, con le braccia in avanti e lo sguardo visibilmente sconvolto.

Protagonista del quadro, però, è indubbiamente la luce: essa forma una banda verticale che ha come scopo quello di mettere in risalto il gruppo principale e soprattutto i candidi corpi delle due protagoniste femminili. Il paesaggio, invece, denota una visione della natura nella tradizione fiamminga, con le cime degli alberi che sono state favorite dall'ingrandimento della tela sul lato superiore.

La Fosse, in questo dipinto, presta una nuova attenzione alla luce e ai colori; un'attenzione che sembrerebbe assente nelle sue altre due versioni precedenti del medesimo soggetto. Un esempio su tutti, la giustapposizione della veste color lilla di Proserpina e del suo mantello dorato, scivolato accanto a Ciane.

Infine, Girardon, per il suo ratto di Proserpina (cfr. scheda opera 78), prenderà sicuramente ispirazione dal ratto delle Sabine del Giambologna e forse dall'opera di Bernini (cfr. scheda opera 58), ma non è neanche da escludere un pensiero, da parte dello scultore, a questa tela di La Fosse (Gustin-Gomez, 2006).

 

Roberta Diglio