54: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: Ratto di Proserpina

Autore: Antonio Maria Viani (1555/60-1630)

Datazione: 1612

Collocazione: Mantova, Palazzo Ducale, Galleria del Passerino, quarta stanza, volta

Committenza: Vincenzo I Gonzaga (1562-1612)

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina

Soggetto secondario:

Personaggi: Plutone, Proserpina, compagne di Proserpina, putto

Attributi: bidente, carro, cavalli (Plutone); torcia (putto)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Signorini R., Le favole di Ovidio nella Galleria di Passerino, in “Gazzetta di Mantova”, 17 giugno 1977, p. 3; Zanca A., Il museo eclettico-naturalistico di Ferdinando Gonzaga,in “Gazzetta di Mantova”,27 giugno 1979, p. 3; Fiorini Galassi M.G., Le Metamorfosi della Galleria della Grotta (o di Passerino) nel Palazzo Ducale di Mantova, in “Civiltà Mantovana”, 1984, 5, pp. 67-83; Berzaghi R., Il Palazzo Ducale di Mantova, Electa, Milano 1992, pp. 49-50; L’Occaso S., Il Palazzo ducale di Mantova, Electa, Milano 2004, p. 12; Cieri Via C., L’arte delle metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 226-227.

Annotazioni redazionali: Dall’Archivio di Stato di Mantova, nell’inventario dei beni mobili del Palazzo, redatto nel 1665, si legge: “Nella Galleria di Passarino Bonacorsi. Quattro stanze nominate li quatro alimenti, nelle quali vi sono tutte le cose naturali, con diverse pietre, con la figura di Passarino in capo a dette stanze et con diversi quadri nel muro con le favole di Ovidio”. La galleria del Passerino è così chiamata, infatti, perché la quarta ed ultima stanza comprendeva, fra le varie curiosità, eretto su un ippopotamo impagliato, il cadavere imbalsamato di Rinaldo (detto “Passerino”) Bonacolsi, Capitano del Popolo e signore di Mantova, ucciso il 16 agosto 1328 nel fatto d’armi che portò i Gonzaga al potere. Da allora, è stato conservato dalla famiglia come un talismano apotropaico o un simbolo di potere, che avrebbe dovuto assicurare loro il dominio perenne sulla città. Cessate quindi le motivazioni magiche, la mummia di Passerino diventa un semplice oggetto naturalistico.

Iniziata da Vincenzo I Gonzaga, la galleria vuole essere un ambiente per la biblioteca ducale e per la conservazione di curiosità naturali e artificiali varie, la Wunderkammer del palazzo. A Vincenzo I succede Ferdinando II Gonzaga (1613-1626), che vi continuerà ad allestire naturalia et mirabilia secondo il suo gusto eclettico e bizzarro. I dipinti rimandano alla trasmutazione di certi esseri da un regno della natura a un altro, racchiudendo un universo di simboli che doveva apparire molto affine all’esperienza psicologica dell’uomo del Seicento, contraddittorio e antitetico. Così come contraddittorio e antitetico era anche il comportamento di Ferdinando II: egli si trovava sicuramente a suo agio nel voler mostrare, in questo fluire delle cose da uno stato a un altro, il simbolo della sua proteiforme personalità (Fiorini Galassi, 1984).  

La costruzione della Galleria si deve all’architetto e pittore Antonio Maria Viani, tra il 1594 e il 1595, sebbene le decorazioni pittoriche vengano concluse più tardi. La quarta stanza è intitolata all'elemento del fuoco: probabilmente, le denominazioni delle quattro camere vengono decise in base alla raffigurazione centrale di ciascuna camera. Purtroppo, a noi rimane solo l'Apoteosi di Ercole in questa stanza, dove sono visibili lingue di fuoco sotto il carro del dio che potrebbero effettivamente essere anche l'immagine emblematica del quarto elemento. La camera comprendeva, oltre al corpo imbalsamato di Passerino, coccodrilli impagliati, uova di struzzo e feti mostruosi. Tra i riquadri angolari della volta, anche la raffigurazione del ratto di Proserpina: il dio afferra la fanciulla per portarla sul suo carro, mentre in cielo vola un puttino con in mano una torcia rivolta verso l'alto, simbolo dell'amore del dio e della riuscita del rapimento. Due fanciulle assistono alla scena: mentre una insegue il rapitore e cerca di salvare Proserpina, un’altra è poggiata su un'anfora. Quest’ultima figura ricorda quella del rilievo a stucco, dedicato al medesimo soggetto mitologico, della Camera delle Aquile di Palazzo Te (cfr. scheda opera 30).

 

Roberta Diglio