
Titolo dell’opera: Ratto di Proserpina
Autore: Lionello Spada (1576-1622)
Datazione: inizi XVII secolo
Collocazione: Calamosco (BO), Villa Monsignori Salaroli
Committenza:
Tipologia: pittura parietale
Tecnica: affresco
Soggetto principale: Plutone conduce Proserpina nell’Ade
Soggetto secondario:
Personaggi: Plutone, Proserpina
Attributi: bidente, fiamme degli Inferi (Plutone); fiori (Proserpina)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini: http://warburg.sas.ac.uk/vpc/pdfs/00001337.pdf#view=fit
Bibliografia: Malvasia C.C., Felsina Pittrice. Vite de’ pittori bolognesi, Bologna 1678 [1841], p. 334, nota 2; Pisarri C.A., Raccolta de’ Cammini che si ritrovano in varie Case Nobili di Bologna dipinti da Ludovico, d’Annibale e d’Agostino Carracci, Bologna 1750; Cuppini G.-Matteucci A.M., Ville del Bolognese, Zanichelli, Bologna 1969, p. 110;Brogi A., Ludovico Carracci, I, Ed. Tipoarte, Bologna 2001, p. 261.
Annotazioni redazionali: Della Villa fuori città che fu dei Monsignori, parla Carlo Cesare Malvasia (1678) che, pur tacendo questo affresco, ricorda quattro paesaggi di Ludovico, oggi dispersi, eseguiti dall’artista durante le sue frequenti visite in Villa, ospite dei proprietari.
Nel secolo successivo, Marcello Oretti assegna ad Annibale la paternità di un camino, tuttora esistente in una stanza della Villa, raffigurante il ratto di Proserpina: lo stesso che, però, in un manoscritto successivo, l’erudito settecentesco attribuirà al cugino Ludovico. Anche Carlo Antonio Pisarri (1750) conferma quest’ultima attribuzione, nella sua famosa raccolta di incisioni tratte dai camini carracceschi.
La critica moderna, tuttavia, adesso passa l’attribuzione dell’opera a Lionello Spada, allievo dell’Accademia dei Carracci (Cuppini-Matteucci, 1969; Brogi, 2001).
La rilettura del soggetto è particolare e si discosta dai modelli imposti dalla tradizione: in uno scorcio da sotto in su, si vede in primo piano una Proserpina seduta e adornata da fiori; alle sue spalle, Plutone, che la tiene ferma per un polso, mentre lei continua a guardarsi indietro. Dov’è seduta Proserpina, è appoggiato anche il bidente di Plutone. Quest’ultimo, inoltre, tiene in mano le redini e, presumibilmente, sta guidando il carro dove ha rapito la sventurata. Eppure, nel taglio del dipinto, mancano sia il cocchio sia i cavalli che lo guidano: la scena è tutta centrata sui due protagonisti.
Infine, che sia un'opera relativa ad un camino lo testimonia il soggetto che comprende le fiamme: nella fattispecie, le fiamme degli Inferi.
Roberta Diglio