48: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: Il ratto di Proserpina

Autore: Cornelis Cornelisz van Haarlem (1562-1638)

Datazione: 1589/1590 ca.

Collocazione: Kassel, Staatliche Kunstsammlungen

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tavola (31 x 30 cm)

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina

Soggetto secondario:

Personaggi: Plutone, Proserpina, Radamanto, Minosse, Eaco

Attributi:

Contesto: scena infernale

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.rkd.nl/imagehandler/wwwopac.ashx?command=retrievecontent&imageserver=images&value=0000081972.jpg&width=400&height=400

Bibliografia: Graves R., The Greek Myths, I, Penguin Books, Harmondsworth 1955, n. 88i; Schnackenburg B., Staatliche Museen Kassel. Gemäldegalerie Alte Meister. Gesamtkatalog, Magonza 1996, p. 85; van Thiel P.J.J., Cornelis Cornelisz van Haarlem (1562 -1638). A monograph and catalogue raisonné , Davaco Publishers, Doornspijk 1999, pp. 357-358.

Annotazioni redazionali: È di Cornelis Cornelisz van Haarlem, artista del Manierismo nordico, questa originale composizione dedicata al mito del ratto di Proserpina, peraltro l'unica opera su tavola a forma di losanga dell'intera opera dell'artista. Plutone sembra sedere pacificamente su un drappo rosso sopra una roccia, mentre la giovane è sulle sue gambe che si divincola. La scena si svolge nell'Ade: sul lato destro, infatti, vi sono tre figure che osservano il rapimento, mentre dietro di loro ardono le fiamme degli Inferi. Se le tre figure rappresentano i tre giudici dei morti Radamanto, Minosse ed Eaco (Graves, 1955), sembra però strano che quello in primo piano tenga in mano una ciotola con della frutta e che quello al centro abbia le orecchie d'asino solitamente attribuite al re Mida (van Thiel, 1999).

La critica, per la sua datazione, si basa sul confronto con le altre opere dell'artista e sul modo in cui viene delineata la muscolatura di Plutone, caratteristico del metodo di lavoro di Cornelisz tra il 1589 e il 1590. Anche il drappeggio spigoloso e le ombre scure che delinea ricordano il medesimo periodo.

Ad ogni modo, non sono solo l'iconografia e la datazione a presentare problemi, ma anche la stessa origine del dipinto. La pittura è racchiusa in un bordo circolare, nero a sinistra e in alto, grigio sulla destra, e marrone scuro in basso, che sembra voler riprodurre gli effetti della luce. I quattro pennacchi, invece, sono grigi, ad eccezione di uno in basso, che è di colore marrone scuro. Il tutto dà l'impressione che l'opera sia in realtà stata ideata come un modello, forse per uno stemma di una Camera di Retorica, essendo questi spesso a forma di diamante.

 

Roberta Diglio