44: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: Ratto di Proserpina

Autore: Alessandro Allori (1535-1572)

Datazione: 1570

Collocazione: Los Angeles, The Paul Getty Museum

Committenza: Alamanno Salviati (1510-1571)

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (228,5 x 348 cm)

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina

Soggetto secondario: un paesaggio popolato da satiri e ninfe si apre sullo sfondo

Personaggi: Plutone, Proserpina, satiri, ninfe, altri personaggi

Attributi: carro, cavalli (Plutone); fiori (Proserpina)

Contesto: paesaggio pastorale

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.getty.edu/art/collections/images/l/00071401.jpg

Bibliografia: Borghini R., Il Riposo, appresso Giorgio Marescotti, Firenze 1584, pp. 624-625; Fredericksen B.B., Zeri F., Census of Pre-Nineteenth Century Italian Paintings in North American Public Collections, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1972, pp. 5, 560; Lecchini Giovannoni S., Alessandro Allori, Umberto Allemandi & C., Torino 1991, pp. 47, 226-227.

Annotazioni redazionali: Nel Riposo (1584), Raffaello Borghini ricorda che Alessandro “per Alamanno fece tre gran quadri, che furon posti nella maggior sala della sua Villa al ponte alla Badia: nel primo si vede Plutone che rapisce Proserpina, nel secondo Enea che porta in salvo Anchise dallo abbruciamento di Troja e nel terzo Narciso che si specchia al fonte. Dipinse eziando in detta Villa molte istoriette, fregi e grottesche con varj adornamenti; uno bellissimo fu un quadro di un Deposto di Croce, tratto da un disegno del Cavaliere Bandinello”. Borghini si riferisce alle commissioni che Alamanno Salviati richiede per la ristrutturazione della sua villa al Ponte alla Badia, nei pressi di Firenze. La decorazione pittorica, oltre che ad Alessandro Allori, viene affidata a Giovanni Stradano e ad altri artisti della bottega del Bronzino – Giovanni Bizzelli, Lorenzo Sciorina, Alessandro Pieroni.

Firmato e datato sul bordo del carro di Plutone, il Ratto di Proserpina è stato il primo dei quadri consegnati dall'artista al committente. Il dipinto rappresenta un unicum a Firenze in quegli anni: è un'alternativa sia alla cultura bronzinesca che a quella vasariana, dovuta certamente al legame di Allori con il pittore fiammingo Giovanni Stradano (Lecchini Giovannoni, 1991). Egli, infatti, risulta lavorare con lui proprio nella decorazione della villa di Alamanno e, allo stesso tempo, già da molti anni i due avevano avuto esperienze comuni: lo studio di Michelangelo nei primi anni Sessanta, il primo consolato all'Accademia delle Arti e del Disegno nel 1563, e il comune prestigio riconosciuto ad ambedue nell'ambiente artistico di Firenze. Questo Ratto di Proserpina dimostra come Alessandro Allori, contemporaneamente ad esperienze pittoriche di soggetto sacro, vada studiando una pittura capace di creare un paesaggio fantastico e insieme minuziosamente indagato nella realtà dei fiori, delle piante e dei piccoli animali. Il mare e la terra di Sicilia vengono qui rappresentati unendo due culture profondamente diverse ma altrettanto ricche: i paesaggi sognanti del manierismo italiano e l'analisi della realtà del paesaggio nordico.

Il paesaggio è visto a volo d'uccello dal carro guidato da due cavalli: il cocchio, di cui è visibile solo la decorazione dei bordi, occupa una parte così ristretta del campo visivo che si è pensato che la tela possa essere stata tagliata sul bordo inferiore. Il gruppo di Plutone e Proserpina, invece, richiama il gruppo di Ercole e Anteo che Allori deve aver studiato negli stessi tempi (Lecchini Giovannoni, 1991). Il paesaggio, che occupa quasi tutta la tela, sembra incantato: delle graziose ninfe, che forse vogliono rappresentare le compagne di Proserpina, giocano, scherzano e raccolgono fiori, mentre alcuni satiri, dietro due alberi, le spiano.

La vicenda del Ratto di Proserpina è chiarita da Burton B. Fredericksen nella scheda del catalogo del Paul Getty Museum: dopo l'estinzione della famiglia nel 1704, Villa Salviati e il suo arredo passano ai principi Borghese; in seguito, dopo altri passaggi di proprietà, nei primi anni del Novecento, alla famiglia Turri. Entrati in possesso dell'antiquario Gagliardi di Firenze, i tre dipinti di Allori vengono venduti a Roma nel 1908 e comprati da Edward Hamlin Everett, che li porta a Washington. Il Ratto di Proserpina, in particolare, passa nella sua casa di campagna a Bermington nel Vermont: venduta la casa nel 1953, il dipinto viene donato al Museo di Bermington e nel 1973 comprato dal Paul Getty Museum di Malibu.

 

Roberta Diglio