40: Ratto di Proserpina

Titolo dell’opera: Ratto di Proserpina

Autore: Giovan Battista Castello, detto il Bergamasco (1500/1509-1569) e aiuti

Datazione: 1560 post quem

Collocazione: Genova, Palazzo di Vincenzo Imperiale, piano nobile, salone, volta

Committenza: Vincenzo Imperiale di Michele (1518-1567)

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi:

Attributi: carro, cavalli (Plutone)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Pesenti F. R., Gli affreschi della villa delle Peschiere a Genova: una traccia per l'evoluzione dei “nuovi modi di ornamenti” di G. B. Castello, il Bergamasco, in Yetwart Arslan – una scuola di storici dell'arte, Atti della Giornata di Studi (Venezia 1983), San Lazzaro, Venezia 1985, pp. 141-153; Parma Armani E. (a cura di), La Pittura in Liguria. Il Cinquecento, Microart's, Genova 1999, pp. 211-214; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 211-212.

Annotazioni redazionali: Il palazzo di Vincenzo Imperiale viene edificato tra il 1557 e il 1560, motivo per cui si può collocare la realizzazione degli affreschi dopo il 1560, assumendo come termine post quem la data del portale (Pesenti, 1985). Purtroppo, a causa dei bombardamenti dell'ultima guerra mondiale e delle gravi infiltrazioni d'acqua, quasi tutti gli affreschi versano in pessime condizioni di conservazione, tra cui questo in esame, raffigurante il ratto di Proserpina: ciò ha creato non pochi problemi agli studiosi. La sala di Proserpina presenta una volta a padiglione lunettata, con una ricca decorazione a stucco con tracce di doratura. Nel riquadro centrale, in una cornice a stucco ad ovuli, il ratto di Proserpina (è ancora visibile il carro portato dai cavalli), mentre la fascia inferiore è affrescato con altre storie mitologiche non sempre riconoscibili ma riferibili ad episodi di rapimento (Cieri Via, 2003). Pesenti (1985) ipotizza l'impegno del Bergamasco negli stucchi della sala ma afferma di non poter attribuire con sicurezza gli affreschi qui presenti. Attualmente, invece, le attribuzioni del palazzo sembrano accettate dalla critica in via definitiva, assegnando la decorazione del salone a Giovan Battista Castello e aiuti (Cieri Via, 2003).

 

Roberta Diglio