39: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: Il ratto di Proserpina

Autore: Nicolò dell'Abate (1509 ca.-1571)

Datazione: 1560-1570 ca.

Collocazione: Parigi, Musée du Louvre

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (196 x 215 cm)

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina sotto gli occhi delle compagne e di Ciane

Soggetto secondario: Cerere è alla ricerca di Proserpina

Personaggi: Plutone, Proserpina, Ciane, Cerere, compagne di Proserpina

Attributi: carro (Plutone); fonte (Ciane)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://cartelfr.louvre.fr/pub/fr/image/16779_p0003419.001.jpg

Bibliografia: Dimier, Le Primatice, Parigi 1900, pp. 36-37; 259, 261; Herbet F., Le château de Fontainebleau, Parigi 1913, p. 149-150; Gould C., National Gallery Catalogues. The sixteenth-Century. Italian Schools, Londra 1962, p. 122; Mariani Canova  G., Paris Bordon, Alfieri, Venezia 1964; Béguin S.M. (a cura di), Mostra di Nicolò dell'Abate, Catalogo della Mostra (Bologna 1969), Edizioni Alfa, Bologna 1969, pp. 85-88; Nicolò dell'Abate. Storie dipinte nella pittura del Cinquecento tra Modena e Fontainebleau, Catalogo della mostra (Modena 2005), Silvana, Cinisello Balsano 2005, pp. 447-448.

Annotazioni redazionali: Attribuito a Nicolò dell'Abate già dal XVIII secolo e acquistato dal Louvre nel 1933, questo ratto di Proserpina rappresenta uno dei più bei paesaggi del periodo francese dell'artista (Béguin, 1969). A destra, Plutone fugge sollevando tra le braccia Proserpina che cerca di ribellarsi, seguita dal doloroso stupore delle compagne con cui stava raccogliendo fiori sul prato che si stende sulla sinistra, davanti alla folta vegetazione di un fondale di alberi. Ancora più a destra, in secondo piano, vi è il carro del dio ad aspettarli, qui raffigurato trainato da tori neri. Sullo sfondo del paesaggio di fantasia che si apre alle loro spalle e che si dissolve verso un lontano orizzonte, con costruzioni e rovine, vi è anche una piccola figura vestita di rosa, che deve essere interpretata come Cerere, l'infelice madre di Proserpina che, saputo del rapimento – racconta Ovidio (Prosfc12) – cercherà la figlia per mari e monti. Ciane, invece, che l'autore latino racconta essere stata partecipe dell'evento, deve essere vista nella ninfa delle acque dipinta in primo piano, con un colorito decisamente diverso rispetto a quello delle altre fanciulle. Da notare, inoltre, come quelle compagne di Proserpina sulla sinistra si adornino di drappi assai diversi ma purtroppo appesantiti da veli “pudichi” aggiunti ben presto e che adesso risulta impossibile togliere senza rischiare danni irreparabili alla pittura.

Il tema del ratto di Proserpina ricorre spesso a Fontainebleau, forse ispirato da un'opera di questo soggetto che è ricordata nelle collezioni di Francesco I col nome di Leonardo da Vinci. Il Primaticcio, poi, l'aveva dipinto in uno dei grandi riquadri della decorazione, andata perduta, della Chambre du Roi, prima dell'arrivo di Nicolò, tra il 1533 e il 1535 (Dimier, 1900). Il fiammingo Leonardo Thiry, infine, aveva disegnato dodici tavole dedicate agli Amori di Plutone e Proserpina, datate dopo il 1547 e talvolta poste in relazione con la decorazione della Chambre du Roi (Béguin, 1969).

Per quest'opera di Nicolò dell'Abate sono state pensate, inoltre, varie ipotesi di derivazione: per la sua concezione essenzialmente statica, animata soltanto dalla cadenza dei gesti delle braccia e dei drappi, si può vedere una derivazione da Primaticcio, ed è anche probabile che rechi il ricordo del dipinto perduto del maestro bolognese che si trovava nella Chambre du Roi, dal titolo Le compagne che si oppongono al ratto di Proserpina. Nella figura di Proserpina sollevata da Plutone, inoltre, l'artista potrebbe aver ricordato il quadro attribuito a Leonardo di cui Cassiano del Pozzo vantava le qualità espressive. Avrebbe, infine, potuto trarre ispirazione da una composizione, pure perduta, di Rosso Fiorentino, il Combattimento dei Centauri e dei Lapiti inciso da Enea Vico, citato da Vasari con il titolo di Ratto di Elena (Béguin, 1969).

Vi è un altro dipinto, conservato alla National Gallery, che viene considerato pendant di questo ratto di Proserpina: si tratta di un Aristeo ed Euridice, sempre opera dello stesso artista. In effetti, certe figure, come quelle di Plutone e di Aristeo o delle fanciulle inginocchiate, sono molto simili. Tuttavia l'intonazione cromatica cambia e, come ha giustamente osservato Cecil Gould (1962), variano anche le dimensioni dei due dipinti: la tela londinese, per quanto sicuramente decurtata sulla destra, resta ancor oggi di superficie maggiore, mentre quella parigina non presenta alterazioni.

Il problema della cronologia dell'opera è piuttosto delicato. Giordana Canova (1964) indica il 1559 come data dell'arrivo di Paris Bordon a Parigi, e si può pensare che questi abbia avuto il merito di influenzare i paesaggi di Nicolò. Peraltro, a partire dal 1560, fonti archivistiche testimoniano alcuni pagamenti di paesaggi, tra cui si può pensare che ci sia anche questo, arricchito dal soggetto mitologico del ratto di Proserpina. Ecco perché si può ipotizzare una possibile datazione a partire da questa data, o forse oltre (Béguin, 1969).

 

Roberta Diglio