38: Ratto di Proserpina

Titolo dell'opera: Il ratto di Proserpina

Autore: Taddeo Zuccari (1529-1566)

Datazione: 1560-1561

Collocazione: Caprarola, Palazzo Farnese, Piano dei Prelati, Sala della Primavera, volta

Committenza: Alessandro Farnese (1520-1589)

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina sul suo carro; Ciane cerca di impedire il rapimento

Soggetto secondario: le compagne di Proserpina si disperano

Personaggi: Plutone, Proserpina, Ciane, compagne di Proserpina

Attributi: carro, cavalli (Plutone); fonte (Ciane)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Collobi L., Taddeo e Federico Zuccari nel palazzo Farnese a Caprarola, in “Critica d’arte”, 3, 1938, pp. 70-74; Faldi I. (a cura di), Gli affreschi del palazzo Farnese di Caprarola, Stabilimento Arti Grafiche Amilcare Pizzi, Roma 1962, p. 30;Grelle A. (a cura di), Gli affreschi del palazzo Farnese di Caprarola, Ministero della Pubblica Istruzione, Gabinetto Fotografico Nazionale, Roma 1966; Faldi I., Il Palazzo Farnese di Caprarola, Edizioni SEAT, Torino 1981, p. 210; Acidini Luchinat C., Taddeo e Federico Zuccari fratelli pittori del Cinquecento, Jandi Sapi Editori, Roma 1998, pp. 156-226; Frezza G.-Benedetti F., Il Palazzo Farnese di Caprarola, Edizioni De Luca, Roma 2001, p. 54; Vasari G., Le Vite de’ più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani, Grandi Tascabili Economici Newton, Roma 2003, pp. 1177-1200; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 166-170.

Annotazioni redazionali: Nel 1504 Alessandro Farnese compra da Francesco Maria della Rovere Riario la terra di Caprarola: da allora la famiglia punterà a farne il nuovo centro del dominio farnesiano nella Tuscia. Nel 1535 viene affidata la progettazione della fortificazione della Rocca a Baldassarre Peruzzi; i lavori in seguito vengono portati avanti, secondo Vasari (1568), da Antonio Sangallo il Giovane. Quando nel 1534 Alessandro Farnese diventa papa col nome di Paolo III, i lavori vengono sospesi improvvisamente: riprenderanno solo nel 1559 per volere del nipote del papa, anche lui di nome Alessandro, che affida l’esecuzione dei lavori al suo architetto Jacopo Barozzi da Vignola.

Il Palazzo sarà terminato entro il 1575, ma già dal 1561 inizia la decorazione pittorica degli interni. Come testimonia per primo Vasari, viene affidata a Taddeo Zuccari, cui segue alla sua morte nel 1566 il fratello Federico. Gli eruditi programmi iconografici vengono invece ideati da tre umanisti della corte farnesiana, Annibal Caro, Fulvio Orsini e Onofrio Panvinio, e seguono il principio del decorum, per cui la scelta dei temi viene prevalentemente dettata dalle funzioni che il singolo ambiente deve assolvere.

Il ratto di Proserpinaqui in esame è raffigurato sulla volta della Sala della Primavera, all’interno dell’Appartamento dell’Estate nel Piano dei Prelati. Il programma iconografico di questa sala, nello specifico, con buona probabilità risale ad Annibal Caro, segretario del cardinale Alessandro Farnese (Cieri Via, 2003). L’appartamento estivo comprende quattro stanze in cui Taddeo ha raffigurato le Quattro Stagioni; la prima è proprio quella dedicata alla Primavera. Questa sala – come le altre tre – presenta sulla volta la personificazione della stagione, circondata da una cornice floreale con tre cammei con i segni zodiacali dell’Ariete, del Toro e dei Gemelli. Ai lati, in quattro scomparti, sono inserite le quattro leggende di Proteo, Europa, Ercole e il fiume Acheloo e Proserpina – tutti episodi mitologici in qualche modo collegati alla primavera e che rappresentano la ricchezza, la varietà e l’abbondanza di doni della natura in questo periodo dell’anno.

Il modo in cui viene rappresentato il rapimento di Proserpina da parte di Plutone non si discosta di molto dalla tradizione: il dio rapisce la fanciulla sul suo carro, sotto gli occhi delle compagne che assistono impotenti alla scena. Sulla destra, la ninfa Ciane. Interessante è notare come la scena – e soprattutto il modo in cui è raffigurata la ninfa nella sua fonte – ricordi le illustrazioni presenti nell’Ovidio Metamorphoseos vulgare di Giovanni de’ Bonsignori (cfr. scheda opera 22) e nell’Ovidio Metamorphoseos in verso vulgar di Niccolò degli Agostini (cfr. scheda opera 29).

Il mito del ratto di Proserpina viene rappresentato una seconda volta, nel Palazzo di Caprarola: nella Sala di Giove, sempre nel piano dei Prelati, en pendant con Giove ed Europa.

 

Roberta Diglio