30: Ratto di Proserpina

Titolo dell’opera: Plutone rapisce Proserpina

Autore: Francesco Primaticcio, detto il Bologna (1504-1570)

Datazione: 1527-1528

Collocazione: Mantova, Palazzo Te, Camera delle Aquile, volta

Committenza: Federico II Gonzaga (1500-1540)

Tipologia: scultura

Tecnica: bassorilievo di stucco

Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina

Soggetto secondario:

Personaggi: Plutone, Proserpina, Cerere, compagne di Proserpina, putto

Attributi: tridente, carro, cavalli (Plutone); torcia (Cerere); torcia (putto)

Contesto:

Precedenti: Giulio Romano, Plutone rapisce Proserpina, bozzetto preparatorio, Parigi, École Nationale Supérieure des Beaux-Arts

Derivazioni:

Immagini: http://www.palazzote.it/pte/images/stories/stanze/detail_aquile_09.jpg

Bibliografia: Bober P.P.-Rubinstein R., Renaissance Artists and Antique Sculpture. A handbook of Sources, Harvey Miller, London 1986, pp. 56-57; Carpeggiani P., Giulio Romano a Mantova, Sintesi, Mantova 1987, p. 86; Belluzzi A., Palazzo Te a Mantova, I, Franco Cosimo Panini, Modena 1988, pp. 405-408, 412-413; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 232-234.

Annotazioni redazionali: È il 1524 quando Giulio Romano arriva a Mantova, chiamato da Federico II Gonzaga per la decorazione di Palazzo Te: i lavori cominciano alla fine del 1525 e il cantiere si chiuderà dieci anni dopo, nel 1535. La maggior parte degli ambienti del palazzo viene decorata a partire dal 1527, con affreschi e stucchi ideati dallo stesso maestro, avvalendosi della collaborazione di numerosi assistenti, tra cui il suo allievo Francesco Primaticcio. Gli stucchi della Camera delle Aquile, stanza privata di Federico Gonzaga, infatti, sono attribuibili a lui, tra cui i quattro bassorilievi sulla volta raffiguranti Nettuno che rapisce Anfitrite; Giove che rapisce Europa; Mercurio dinanzi a Giove, Giunone e Nettuno; Plutone che rapisce Proserpina. La camera deriva il suo nome dalle quattro grandi aquile ad ali spiegate sugli angoli dell'imposta della volta, mentre nell'ottagono centrale vi è un affresco rappresentante la caduta di Fetonte, motivo per cui la stanza è anche conosciuta come “Camera di Fetonte”. Attorno a questo ottagono, la volta è suddivisa in otto lunette da tralci di vite in stucco, popolati da putti eseguiti sempre da Primaticcio: pur essendo la camera più piccola di tutto Palazzo Te, è decisamente straordinaria la sua ricchezza nella decorazione.

Il rilievo in esame, dedicato al ratto di Proserpina, appare piuttosto fedele alla tradizione e l'impostazione della scena riflette prototipi antiquari (Bober-Rubinstein, 1986): Plutone rapisce Proserpina sul suo carro guidato da quattro destrieri, un putto vola e stringe nella mano una torcia accesa rivolta verso l'alto, simbolo dell'amore del dio, mentre una compagna, a destra, viene colta alla sprovvista. Un'altra ninfa, a sinistra, poggiata su un'anfora, appare molto simile a colei che verrà raffigurata anche nella Galleria del Passerino del Palazzo Ducale di Mantova (cfr. scheda opera 54). In fondo, invece, è raffigurata Cerere alla ricerca di sua figlia, riconoscibile dalla torcia in mano, proprio come racconta Ovidio nelle Metamorfosi, nei versi successivi a quelli dedicati alla descrizione del rapimento.

È pervenuto anche il modello dello stucco, ad opera di Giulio Romano, ed è conservato all'École Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi: lì si distinguono bene i fiori, lasciati cadere da Proserpina, a destra vi è una compagna di Proserpina in più e la posa della compagna di sinistra appare leggermente modificata.

 

Roberta Diglio