
Titolo dell’opera: Ratto di Proserpina su un unicorno
Autore: Albrecht Dürer (1471-1528)
Datazione: 1516
Collocazione: New York, Metropolitan Museum of Art
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: acquaforte (308 x 213 mm)
Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina
Soggetto secondario:
Personaggi: Plutone, Proserpina
Attributi: unicorno (Plutone)
Contesto: scena all'aperto
Precedenti: Plutone e Proserpina, miniatura, sec. XIV, Bibliothèque Nationale de France (cfr. scheda opera 14); Michael Wolgemut o Wilhelm Pleydenwurff, Rapimento di una maga, incisione, 1493, Liber Chronicarum (cfr. scheda opera 20); Albrecht Dürer, Rapimento a cavallo, disegno, 1516, Pierpont Morgan Library (cfr. scheda opera 26)
Derivazioni: Hieronymus Hopfer, Ratto di Proserpina, incisione, 1540 (cfr. scheda opera 32)
Immagini: http://www.wga.hu/art/d/durer/2/14/5abducti.jpg
Bibliografia: Dürer. L'œuvre du maitre, Libraire Hachette, Paris 1908, p. 396; Bartsch A., Le peintre graveur, VII, Neuauflage, Würzburg 1920, pp. 41-42; Poesch J., Sources for two Dürer enigmas, in "The Art Bulletin", XLVI, 1964, pp. 78-86; Salvini R. (a cura di), Dürer. Incisioni, La Nuova Italia editrice, 1964 Firenze, n. LXVI; Panofsky E., La vita e le opere di Albrecht Dürer, Feltrinelli Editore, Milano 1967, pp. 255-256; Panofsky E., Studi di iconologia, Giulio Einaudi Editore, Torino 1975, p. 120; Strieder P., Dürer, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1976, p. 137; Strauss W. L. (a cura di), The Illustrated Bartsch, X, Abaris Books, New York 1980, p. 160.
Annotazioni redazionali: La scena qui incisa è da tutti stata identificata, senza alcuna ombra di dubbio, come una scena mitologica dal carattere infernale, per l'atmosfera di terrore e di presagio nefasto che la pervade, sottolineata da ogni singolo dettaglio. La formazione rocciosa dello sfondo, l'arido terreno in primo piano, il cielo minaccioso, il teschio in basso a sinistra, che suggerisce la presenza della morte, sono tutti elementi che ricordano molto da vicino le illustrazioni dell'Apocalisse dello stesso Dürer (Poesch, 1964). Un uomo trascina sul suo cavallo, che è piuttosto “un mostro che combina i caratteri di una capra e di un unicorno” (Panofsky, 1939), lanciato al galoppo, una donna nuda urlante che si dimena violentemente. Dopo il suo secondo viaggio in Italia, lo studio dei nudi dal vero non fu più così importante per Dürer: le due figure dell'incisione del 1516 si basano sulla memoria e sulla conoscenza della proporzione umana (Strieder, 1976). Ma quale sia il vero soggetto può essere ancora fonte di dibattito, tanto da essere ricordato, negli anni, con diversi titoli: “Ratto su un unicorno”, “Ratto di una donna”, o – appunto – “Ratto di Proserpina”. Wölfflin ipotizza che si tratti di qualche leggenda popolare di ratti diabolici (Salvini, 1964). Addirittura, Bartsch (1920) aveva ritenuto possibile che si tratti di Deianira e Nesso. L'atmosfera notturna e infernale che regna in questa composizione ha reso probabile – e ora unanimemente accettato dalla critica, in particolar modo dopo Panofsky (1939) – il fatto che sia una rappresentazione di un ratto di Proserpina, nonostante nel mito classico, così come ricordato nelle fonti, avvenisse su un carro trascinato da cavalli e qui ci si trovi invece di fronte a un unicorno. Nei suoi Studi di iconologia, Panofsky afferma come non sia strano che il ratto venga raffigurato a cavallo anziché su un carro: si tratta di un'immagine non rara nell'arte tardomedievale (e Dürer era un grande conoscitore della mitologia pagana), mettendola a confronto con un manoscritto francese del XIV secolo (cfr. scheda opera 14) e trova un altro possibile precedente in un'illustrazione del Liber Chronicarum di Hartmann Schedel del 1493 (cfr. scheda opera 20). Inoltre egli rintraccia come disegno preparatorio un disegno di Dürer ora conservato alla Pierpont Morgan Library di New York, raffigurante un rapimento di una donna su un cavallo (cfr. scheda opera 26). È probabile che Dürer abbia voluto fondere un concetto classico con l'immaginario medievale, com'era tendenza del tempo. Sicuramente si può affermare che l'acquaforte porti con sé il retaggio, documentato, di un evidente elemento demoniaco, ma non bisogna dimenticare che l'idea di Plutone come diavolo è presente anche nelle fonti: nell'Ovidius moralizatus di Berchorius, ad esempio, si legge “Pluto est diabolus et rex et dominus tenebrarum” (Prosfm11). Cosa che riconfermerebbe anche la presenza dell'unicorno, simbolo, per una certa tradizione medievale e rinascimentale, del male o della morte (Poesch, 1964). Jesse Poesch, però, conclude lasciandoci con un dubbio, affermando che, se Dürer avesse scelto di rappresentare nient'altro che la storia del ratto di Proserpina, è probabile che avrebbe racchiuso nella scena più riferimenti alla natura classica del soggetto, considerando la sua larga conoscenza della mitologia pagana.
Roberta Diglio