
Titolo dell’opera: Rapimento a cavallo
Autore: Albrecht Dürer (1471-1528)
Datazione: 1516
Collocazione: New York, Pierpont Morgan Library
Committenza:
Tipologia: disegno
Tecnica: penna e inchiostro marrone (25,1 x 20,1 cm)
Soggetto principale: un uomo rapisce una donna sul suo cavallo
Soggetto secondario:
Personaggi: uomo, donna, figure maschili
Attributi:
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni: Albrecht Dürer, Ratto di Proserpina su un unicorno, incisione, 1516, Metropolitan Museum of Art (cfr. scheda opera 27)
Immagini:
Bibliografia: Poesch J., Sources for two Dürer enigmas, in "The Art Bulletin", XLVI, 1964, pp. 78-86; Panofsky E., La vita e le opere di Albrecht Dürer, Feltrinelli Editore, Milano 1967, pp. 255-256; Panofsky E., Studi di iconologia, Giulio Einaudi Editore, Torino 1975, p. 120; Strauss W. L. (a cura di), The Illustrated Bartsch, X, Abaris Books, New York 1980, p. 160
Annotazioni redazionali: In accordo con una tradizione tardomedievale secondo cui Plutone rapisce la sposa stando a cavallo, Panofsky (1939) afferma che Dürer sviluppò la composizione del Ratto di Proserpina su un unicorno da questo disegno. Qui, un cavaliere non identificato porta via con sé una donna nuda, schiacciando un mucchietto di nemici vinti col suo cavallo. Nella versione incisa, in senso inverso, eliminerà le figure secondarie, disporrà il terreno in modo da dare l'impressione di un salto nel vuoto, darà alla scena una luce sinistra e trasformerà il cavallo in un favoloso unicorno che evoca l'idea della notte, della morte e della distruzione. Nella xilografia del Liber Chronicarum che mostra la strega di Berkeley rapita dal demonio (cfr. scheda opera 20), che viene considerata uno dei precedenti dell'opera di Dürer, non vi sono nemici schiacciati, ma il cavallo salta una bara profanata. Inoltre, già nel disegno (e non solo nella versione originale dell'acquaforte) chi cavalca ha perso del tutto le sembianze demoniache, acquisendo quelle di un essere umano. L'atmosfera apocalittica viene recuperata in toto nella versione originale dell'acquaforte.
Roberta Diglio