
Titolo dell’opera: Ratto di Proserpina
Autore: Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio (1452 ca.-1513)
Datazione: 1502-1508
Collocazione: Siena, Duomo, Libreria Piccolomini, volta
Committenza: Cardinale Francesco Nanni Todeschini Piccolomini, detto Papa Pio III (1439-1503)
Tipologia: pittura parietale
Tecnica: affresco
Soggetto principale: Plutone rapisce Proserpina; un giovane insegue Plutone
Soggetto secondario:
Personaggi: Plutone, Proserpina, figura maschile
Attributi: carro (Plutone)
Contesto: scena all'aperto
Precedenti:
Derivazioni: Ratto di Proserpina, sarcofago, II sec. d.C., Palazzo Rospigliosi (cfr. scheda opera 08)
Immagini:
Bibliografia: Bober P., Rubinstein R., Renaissance Artists and Antique Sculpture: a handbook of sources, Harvey Miller, London 1986, pp. 56 sgg.;Esche C., Die Libreria Piccolomini in Siena: Studien zu Bau und Ausstattung, Lang, Frankfurt am Main 1992; Dacos N., De Pinturicchio à Michelangelo di Pietro da Lucca, in Umanesimo a Siena: letteratura, arti figurative, musica, Atti del Convegno (Siena 1991), La Nuova Italia, Casellina (FI) 1994, pp. 311-343; Toracca D. L'iconografia della volta e la celebrazione dinastica, in La Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena, a cura di S. Settis, D. Toracca, Panini, Modena 1998, pp. 215-309; Cieri Via C., L'Arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, pp. 336-337; Acidini C., Pintoricchio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004, p. 217.
Annotazioni redazionali: Già nel 1492 Francesco Todeschini Piccolomini (il futuro papa Pio III) decide di trasformare la vecchia sacrestia del duomo di Siena in una biblioteca che conservi la preziosa collezione di manoscritti greci e latini iniziata da suo zio Enea Silvio Piccolomini, diplomatico, oratore, umanista, vescovo, cardinale e infine pontefice col nome di Pio II. Accantonato il progetto di una prima decorazione piuttosto modesta, nel 1502 il Piccolomini stipula con Pinturicchio un contratto per una seconda decorazione più complessa: dieci storie, sulle pareti, che illustrino la vita di Pio II. La volta, articolata in una struttura a compartimenti ripresa dalla Volta Dorata della Domus Aurea, presenta, al centro, lo stemma Piccolomini in marmo ad altorilievo. Intorno, mostri marini, nereidi e fauni circondano i due riquadri centrali, collocati sullo stesso asse dello stemma e raffiguranti gli episodi mitologici di Diana ed Endimione e del ratto di Proserpina. Quest'ultimo viene trattato con la vivacità di una scena di genere, con colori squillanti che si staccano su un fondo oro a finto mosaico, risultato della spiccata vena decorativa dell'artista e del suo desiderio di compiacere il committente, amante delle trovate archeologiche (Toracca, 1998). Lo schema iconografico deriva, a detta di Nicole Dacos (1994), da un sarcofago romano della metà del II secolo (cfr. scheda opera 08), già conosciuto all'inizio del Cinquecento (Bober-Rubinstein, 1986) e oggi conservato nel casino di Palazzo Rospigliosi, a Roma. Nel ratto di Proserpina della Libreria Piccolomini, Plutone fugge sul suo carro, ornato da un motivo all'antica e incredibilmente trainato da due serpenti, invece che dai cavalli, come vorrebbero le fonti: un carro trainato da due serpenti è, piuttosto, quello di Cerere (Claudiano, De raptu Proserpinae Prosfc24). Proserpina si dibatte fra le braccia del dio, mentre un giovane al seguito della dea minaccia il rapitore con un bastone (quest'ultimo personaggio non è presente in altre iconografie da noi conosciute). Daniela Toracca, però, non condivide del tutto questa ipotesi di derivazione: sembra apprezzare, semmai, solo una similitudine con l'attitudine del dio barbuto, rivolto all'indietro, con il capo coperto da una sorta di velificatio. Per il resto, afferma che i serpenti richiamano, semmai, quelli che trainano il carro di Demetra, nella porzione sinistra del rilievo; che la Proserpina del rilievo è sicuramente più composta della dea raffigurata nella Libreria Piccolomini; che la figura del giovane è assente nel presunto modello romano, anche se il suo gesto – ammette la studiosa – ricorda vagamente quello della Minerva del sarcofago. Infine, il paesaggio della Libreria è d'invenzione e totalmente assente, invece, nel rilievo.
Negli anni, si sono tentate varie interpretazioni: quella di Donatella Toracca (1998) attualmente appare la più accreditata. La studiosa accantona le interpretazioni in chiave neoplatonica (che coglievano allusioni alla morte e rinascita nei miti di Proserpina e Diana ed Endimione, e alla contrapposizione tra istinti bestiali e aspirazioni intellettuali nelle altre scene) e quelle che istituivano un legame fra i temi mitologici, frequenti in età classica nell'iconografia funeraria, e il carattere commemorativo della libreria, per sposare un'interpretazione di carattere lunare. Innanzitutto, non è casuale il fatto che il formato del grande stemma centrale corrisponda a quello dei riquadri con Diana ed Endimione e con il ratto di Proserpina, e che tutti e tre siano collocati sullo stesso asse: la Luna (o Selene, per i Greci, presente in icona nei crescenti dello stemma), Diana e Proserpina sono le dee che compongono la triade lunare. Ne parla Boccaccio nella Genealogia (Prosfm12); ma anche Prudenzio citato da Cartari nelle Imagini dei Dei de gli antichi (IV, Diana):
Con tre diversi nomi ella si mostra:
Percioche Luna è detta quando appare
Di bel lucido velo à noi vestita;
Quando succinta spiega le quadrella,
E la vergine figlia di Latona;
E quando in alto seggio assisa legge
Dona à Megera, e come lor regina
Grida, e comanda all'anime perdute,
E Proserpina moglie di Plutone.
Selene, quindi, è la dea notturna; Diana, nella Libreria Piccolomini raffigurata in atto di scendere dal carro, è l'astro visibile anche di giorno; e Proserpina è la dea periodicamente strappata al mondo degli uomini e costretta a scendere nel regno di Plutone e, quindi, la rappresentazione dell'oscurarsi della Luna. Ma questo è allegoria della fine o dell'inizio della biografia dipinta sulle pareti? Cioè, della morte di Pio II o del mutare dello “status oscuro” della famiglia Piccolomini con la sua nascita? Tutte le interpretazioni sono legittimi, poiché il senso di lettura della volta non è univoco, ma è circolare e ciclico proprio come le fasi lunari. Infatti, l'ingresso è situato sotto la storia di Proserpina e il visitatore, per leggere in maniera ordinata la storia di Enea Silvio Piccolomini, rappresentato come exemplum virtutis, è obbligato a passare più volte da una parte all'altra dell'aula: infatti, il visitatore, entrato sotto il segno di Proserpina, per giungere davanti alla scena iniziale, è obbligato a percorrere la libreria in tutta la sua lunghezza, ritrovandosi sotto Diana. E così durante tutto il percorso: l'orbita lunare si compie quattro volte nel cielo della libreria (proprio quattro volte, come quattro sono anche le fasi lunari). Ma c'è di più: probabilmente, c'è un'allusione al fatto che i destini dei Piccolomini, famiglia che affonda le sue radici in un passato mitico, continueranno a essere regolati dalle imperscrutabili leggi divine che assegnano loro una sorte alterna di luci ed ombre... proprio come succede alla Luna.
Roberta Diglio