21: Ratto di Proserpina

Titolo dell’opera: Claudiano

Autore: Luca d'Egidio di Ventura, detto Luca Signorelli (1445-1523)

Datazione: 1499-1504

Collocazione: Orvieto, Duomo, Cappella Nuova o Cappella di San Brizio

Committenza:

Tipologia: pittura parietale

Tecnica: affresco

Soggetto principale: Ritratto di Claudiano

Soggetto secondario: Plutone emerge dall’Etna sulla schiena di Encelado; Proserpina si intrattiene con le dee Diana, Minerva e Venere; Plutone rapisce Proserpina sul suo carro; Cerere è alla ricerca di sua figlia

Personaggi: Plutone, Encelado, Proserpina, Diana, Minerva, Venere, Furia, Cerere, putto

Attributi: carro, cavalli, Furia (Plutone); fiori (Proserpina); arco (Diana); elmo, scudo, lancia (Minerva); specchio, mela della discordia (Venere); carro, serpenti (Cerere)

Contesto: scene all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini:

Bibliografia: Riess J.B., Luca Signorelli. La Cappella San Brizio a Orvieto, Società Editrice Internazionale, Torino 1995; McLellan D., Guida agli affreschi di Luca Signorelli nella Cappella Nuova o di San Brizio del Duomo di Orvieto, Quattroemme, Ponte San Giovanni (PG) 1998; AA.VV., Umbria, Touring Club editore, Milano 1999, p. 603;

Annotazioni redazionali: La Cappella Nuova del Duomo di Orvieto, più comunemente nota come Cappella di San Brizio, viene iniziata nel 1406 circa e in gran parte completata entro il 1425. Le ampie superfici del muro e della volta forniscono il luogo ideale per un ciclo pittorico monumentale e l’Opera del Duomo offre il lavoro al Beato Angelico. Il contratto del 14 giugno del 1447, stipulato tra l’Opera e Fra Angelico, prevede la decorazione dell’intera cappella; ma alla fine dell’estate l’artista torna a Roma senza fare più ritorno, lasciando a Orvieto alcuni dei suoi aiutanti, tra cui Benozzo Gozzoli. Presumibilmente, i suoi impegni con Nicola V gli impediscono la prosecuzione dei lavori.

Dopo un decennio trascorso tentando di ottenere i servizi del Perugino, nel marzo 1499 l’Opera nomina Luca Signorelli come prosecutore del lavoro lasciato incompiuto da Fra Angelico. Sebbene Luca Signorelli sia allora impegnato nella decorazione del chiostro del monastero di Monte Oliveto Maggiore, vicino a Siena, decide di abbandonare l’incarico e di dedicarsi a quello orvietano, essendo rimasto chiaramente entusiasta, forse per la possibilità di lavorare su uno spazio così vasto.

Primo elemento costitutivo dello schema decorativo sono le immagini sulla volta, la cui decorazione era stata iniziata dal Beato Angelico: alla figura di Cristo Giudice si accompagna un vasto conclave celeste composto da gruppi, raffigurati ciascuno all'interno di una vela – gli Apostoli, gli Angeli che recano i segni della Passione, i Dottori della Chiesa, i Patriarchi, le Vergini, i Martiri.

Gli affreschi parietali costituiscono il secondo elemento decorativo della cappella, con sette grandi scene raffiguranti la Predicazione dell'Anticristo, la Fine del Mondo, la Resurrezione della Carne, i Dannati che entrano all'Inferno, l'Incoronazione degli Eletti, l'Inferno e i Beati che entrano in Paradiso.

Il significato delle profezie cristiane riguardanti il giudizio, la ricompensa e la punizione alla fine dei tempi viene approfondita attraverso le immagini presenti sul basamento, che costituiscono il terzo elemento decorativo. Qui trovano posto i ritratti di sei autori, ciascuno attorniato da scene dei suoi lavori più famosi, inserite su uno sfondo di grottesche: le illustrazioni letterarie propongono gli antecedenti classici delle profezie cristiane illustrate in alto. La potenzialità della letteratura quale veicolo per diffondere le verità della Fede e la capacità dello scrittore, ispirato da Dio, di divenire fonte di saggezza teologica erano concetti tipici del neoplatonismo fiorentino (Riess, 1995).

Tra gli autori raffigurati, la critica ha da sempre visto anche Ovidio, circondato da quattro scene tratte dalla storia del ratto di Proserpina, narrato nelle sue Metamorfosi (Prosfc12): la giovane, infatti, simbolo della rigenerazione della primavera, qui è anche prefigurazione della Vergine e segno di speranza nella vita immortale, in contrasto con i Dannati raffigurati nella lunetta soprastante (McLellan, 1998).

Studi recenti e l’evidenza delle fonti letterarie, però, hanno mostrato come la storia di Proserpina, così com’è raccontata nei tondi, non corrisponda a quella raccontata da Ovidio: piuttosto, sembra che Signorelli si sia ispirato al De raptu Proserpinae di Claudiano (Prosfc24). Ecco perché ad essere rappresentato nel riquadro centrale è, più verosimilmente, quest’ultimo autore.

Il tondo inferiore, per iniziare, mostra Plutone che emerge sul suo cocchio negli anfratti dell'Etna e sulla schiena di Encelado (Touring Club, 1999), per rivendicare l’innocente fanciulla promessagli da Giove.

Il tondo superiore, invece, mostra Proserpina, innocente e schiva, assieme alle tre dee Diana, Minerva e Venere, ciascuna riconoscibile dai rispettivi classici attributi. Proserpina è la fanciulla nel chiaro atto di raccogliere fiori, poiché li tiene nella veste rialzata; le altre dee la accompagnano. Nelle Metamorfosi, invece, la giovane si trova con le sue compagne: è solo nel poemetto di Claudiano che è con Diana, Minerva e Venere. Inoltre, nell’opera di Ovidio, la dea dell’amore viene descritta come la causa del rapimento: dal monte Èrice, per il desiderio di espandere il suo potere, chiede al figlio Cupido di colpire Plutone con una delle sue frecce.

Il tondo a destra e il tondo a sinistra, infine, mostrano rispettivamente Plutone che rapisce Proserpina sul suo carro, guidato da una Furia terrificante, e Cerere che parte alla ricerca della figlia sopra al cocchio trainato da due serpenti, come nei sarcofagi classici, accompagnata da un puttino.

 

Roberta Diglio