
Titolo dell'opera: Ratto di Proserpina
Autore:
Datazione: 170-180 ca. d.C.
Collocazione: Roma, Palazzo Rospigliosi
Committenza:
Tipologia: scultura
Tecnica: sarcofago scolpito a bassorilievo (220 x 57 cm)
Soggetto principale: Cerere insegue il carro di Plutone; Plutone rapisce Proserpina sulla sua quadriga
Soggetto secondario:
Personaggi: Cerere, Caligo, Diana, Venere, Minerva, Plutone, Proserpina, putto, Tellus, Mercurio
Attributi: carro, torcia, serpenti (Cerere); cestino (Proserpina); scudo, elmo (Minerva); carro, cavalli (Plutone); torcia (putto); petaso (Mercurio)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni: Pinturicchio, Ratto di Proserpina, affresco, Siena, Duomo, Libreria Piccolomini (cfr. scheda opera 23); Giovanni Maria Falconetto, Ratto di Proserpina, affresco, Sala dello Zodiaco, Palazzo d'Arco (cfr. scheda opera 24)
Immagini:
Bibliografia: Robert C., Die antiken Sarkophag-Reliefs, III, Deutsches Archäologisches Institut, Berlino 1919, nr. 363; Schefold K., Die Göttersage in der klassischen und hellenistischen Kunst, Hirmer, Monaco 1981, p. 264; Lindner R., Der Raub der Persephone in der antiken Kunst, Konrad Triltsch, Wurzburg 1984, p. 79 n. 102; Lindner R.-Dahlinger S.C., ad vocem “Pluto”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, vol. IV, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo 1994, p. 402, n. 36; Beschi L., ad vocem “Demeter/Ceres”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, vol. III, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo 1994, p. 901, n. 127; Ambrogi A., Sarcofago con il ratto di Proserpina nella catacomba di San Panfilo. Sulla diffusione dei temi pagani in contesti cristiani, in Braidotti C.-Dettori E. (a cura di), où pan efèmeron. Scritti in memoria di Roberto Pretagostini, Quasar, Roma 2009, pp. 505-542.
Annotazioni redazionali: Questo sarcofago romano della metà del II secolo, oggi conservato nel casino di Palazzo Rospigliosi, a Roma, era già conosciuto all’inizio del Cinquecento e fu ispiratore di varie iconografie. Come già evidenziato sulla pittura parietale funeraria e sulla pittura vascolare, anche nei sarcofagi l’interesse della narrazione si concentra in particolar modo sui momenti più dolorosi della perdita e della disperata ricerca: ecco che l’accento viene posto sulla scena dell’inseguimento di Cerere e sulla fuga di Plutone verso gli Inferi.
Ciò che giustifica la predilezione di questo tema mitologico è il valore escatologico della vicenda, che simboleggia il viaggio negli Inferi dell’anima immortale. Due sono i concetti insiti nel mito del ratto di Proserpina: la defunta rapita e condotta negli Inferi e la defunta fatta risalire dagli Inferi. In altre parole, alla morte (cioè al ratto) segue la liberazione (cioè il ritorno) del defunto. Il mito viene quindi sentito dai familiari in lutto come un messaggio di speranza e conforto, per cui il periodico ritorno della giovane costituisce un’allusione evidente della vita che non finisce con la morte.
Questo sarcofago appartiene a una lunga serie di sarcofagi con il medesimo schema iconografico.
La scena si complica: a sinistra, viene raffigurata Cerere, la madre di Proserpina in viaggio sul suo carro guidato da due serpenti e – come raccontano le fonti – illuminata dalla luce di una torcia. Le raffigurazioni della dea nel scene del ratto di Proserpina sui sarcofagi ripetono un tipo iconografico fisso. Il suo mantello si solleva ad arco dietro le spalle, nella velificatio, un motivo cosmico che si diffonde in maniera particolare in epoca romana e che va ad evocare, in ambito funerario, il velo del corpo di cui l’anima immortale si libera dopo la morte. La precede Caligo, che sostiene con le braccia un drappo gonfiato dal vento, personificazione del buio attraverso cui la madre va alla ricerca della figlia.
Proseguendo, si incontrano tre figure di donne: Diana, Venere e Minerva. Venere, sostenitrice del ratto di Proserpina, non viene ancora menzionata nell’Inno omerico a Demetra, ma è ricordata solo nelle fonti più tarde e, nei sarcofagi, viene spesso raffigurata nell’atto di impedire a Minerva di ostacolare il rapimento. In questo esemplare, nella fattispecie, Venere cerca di dividere Diana e Minerva, la quale però ha già raggiunto Plutone, a cui tocca una spalla; il dio si volta a guardarla. Un putto gli vola accanto e porta nella mano una torcia accesa e rivolta verso l’alto, simbolo della passione amorosa del dio. La rapita, invece, viene tenuta ferma dalla stretta di Plutone e si piega all’indietro: il suo corpo assume una posa particolarmente obliqua. Un cestino riverso, poco più indietro, è segno del rapimento avvenuto. Sotto agli zoccoli dei cavalli di Plutone è semidistesa Tellus: ha le gambe flesse e un drappo panneggiato e con il braccio sinistro piegato si tira su. Dietro a Tellus è visibile il torso di Mercurio, che apre la strada verso gli Inferi.
Roberta Diglio