
Titolo dell'opera:
Autore: Pittore della Biga Vaticana (Beazley)
Datazione: secondo quarto del IV sec. a.C.
Collocazione: Città del Vaticano, Museo Gregoriano Etrusco
Committenza:
Tipologia: vaso etrusco
Tecnica: pittura a figure rosse (h. 33 cm, ø 18 cm)
Soggetto principale:
Soggetto secondario:
Personaggi: Aita, Phersipnai, Turms, guerriero
Attributi: carro, cavalli (Aita); petasos, caduceo (Turms)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagini:
Bibliografia: Gerhard E., Auserlesene griechische Vasenbilder, hauptsachlich etruskischen Fundorts, III, Reimer G., Berlin 1858, pp. 165-6, 173; Stephani L., Annali dell’Instituto di corrispondenza archeologica, 1860, p. 397; Förster R., Der Raub und die Rückkehr der Persephone in ihrer Bedeutung für die Mythologie, Litteratur und Kunstgeschichte, Heitz, Stuttgart 1874, pp. 235 sgg.; Beazley J.D., Etruscan vase painting, Clarendon Press, Oxford 1947, p. 47; Trendall A.D., Vasi antichi dipinti del Vaticano. La collezione Astarita nel Museo gregoriano etrusco, Città del Vaticano 1953, pp. 225-226; Krauscope I., ad vocem “Aita, Calu”, in Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, vol. IV, tomo I, Artemis Verlag, Zurigo 1994, pp. 394-399; Staccioli R.A., Gli Etruschi. Un popolo tra mito e realtà, Newton Compton Editori, Roma 2006.
Annotazioni redazionali: Questo vaso etrusco a figure rosse, in argilla color cuoio chiaro e decorato con un motivo a losanghe, è presente nella collezione del Museo Gregoriano Etrusco, a Roma. Non risultano esserci aggiunte di colore ma, nonostante il vaso sia tuttora in buono stato di conservazione, la sua vernice nera opaca appare leggermente scrostata.
Sulla faccia principale del vaso, si possono vedere Aita e Phersipnai – rispettivamente Ade e Persefone nella mitologia etrusca – in piedi su un carro tirato da quattro cavalli che occupano quasi interamente la scena. Aita è rappresentato come un uomo barbuto con il capo ornato da una corona di serpenti, che indossa un lungo chitone con maniche fino al gomito e bretelle incrociate. In piedi accanto a lui, c’è Phersipnai, con una capigliatura lunga e ricciuta cinta da una ghirlanda di lauro, che indossa un chitone a maniche corte e un mantello decorato; ai suoi polsi, delle armille nere.
Nell’angolo in basso a destra si scorge una mezza figura che guarda verso di loro: ha la barba, porta il petasos, il chitone, e in mano stringe un caduceo.
Sulla faccia secondaria, invece, appaiono un giovane guerriero e Turms, il corrispettivo etrusco del dio Hermes.
I soggetti delle due facce del vaso sono stati assai discussi dalla critica: la faccia principale è stata interpretata sia come il pacifico ritorno di Phersipnai agli Inferi (Stephani, 1860), sia come il suo rapimento da parte di Aita (Förster, 1874). In seguito, è stata mantenuta questa interpretazione: Ingrid Krauscope (1988) nel Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae riconferma l’ipotesi del ratto – per quanto risulti rappresentato in maniera non brutale.
Oggetto di discussione anche la terza figura della faccia principale: Beazley (1947) osserva che potrebbe essere Turms (d'altra parte, petasos e caduceo, in particolar modo, sono attributi che accompagnano la raffigurazione di Hermes); ma compare già sul retro, e per questo lo studioso rimane in dubbio. È possibile, però – come espone il Gerhard (1858) – che l'artista etrusco abbia voluto sdoppiare il personaggio: da una parte, Hermes come servo di Ade, e dall'altra Hermes come servo di Zeus.
Roberta Diglio