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CHRISTINE DE PIZAN, La città delle dame, I, 35

Traduzione tratta da: Christine de Pizan, La città delle dame, a cura di Patrizia Caraffi, Luni Editrice, Milano-Trento 1997


Storia della regina Cerere, che inventò l’arte di lavorare la terra e molte arti ancora

«Cerere, che fu nell’antichità saggia regina di Sicilia, ebbe la capacità di inventare per prima, grazie alla sua finezza d’ingegno, la scienza e le tecniche dell’agricoltura, e gli utensili necessari. Insegnò ai suoi sudditi come domare e addomesticare i buoi, per abituarli al giogo, a due a due; inventò anche l’aratro e insegnò loro a fendere e spaccare la terra con gli attrezzi e tutto il lavoro necessario. In seguito insegnò loro a seminare la terra e a rivoltarla; poi, quando quella semenza era germogliata e cresciuta, mostrò loro come mietere e separare i chicchi delle spighe, battendole. Dopodiché inventò e insegnò il modo di costruire i mulini, macinare il grano tra due pietre dure, da cui ricavare la farina e preparare il pane. In questo modo la dama insegnò agli uomini, che avevano l’abitudine di vivere come bestie, mangiando ghiande e grano selvatico, mele e bacche, a cibarsi di alimenti più degni. Cerere fece ancora di più: la gente di allora, abituata a vivere qua e là per boschi e lande selvagge come le bestie, venne riunita da lei in gran numero e istruita a costruire le case e le città, dove poter vivere tutti insieme. Così, grazie a questa dama, l’epoca selvaggia si trasformò in una più umana e ragionevole. I poeti crearono una storia su come la figlia di Cerere fosse stata rapita da Pluto, dio degli inferi. Ma l’autorità del suo sapere e il gran bene che lei aveva procurato al mondo, fecero sì che la gente di allora l’adorasse come la dea delle messi».