1361-1362
GIOVANNI BOCCACCIO, De Claris Mulieribus, V
Traduzione tratta da: Giovanni Boccaccio, Delle donne famose, a cura di M. Donato degli Albanzani di Casentino, presso Gaetano Romagnoli, Bologna 1881
Ceres dea delle biade e regina di Sicilia
Ceres, secondo che piace a molti, fu antichissima regina di Sicilia, e fu di tanto ingegno che, avendo pensato il lavorare della terra, ella prima appresso i suoi domò i buoi, e, trovato l’aratro e il vomere, avvezzagli a portare il giogo, e con la fatica di quelli fendeva la terra, e spargeva la sementa per li solchi. La quale, crescendo in molta biada, insegnò agli uomini, usati vivere di ghiande e di pomi, trarre quella dalle spighe, macinare, fermentare la farina e farne cibo. Per il quale servigio, essendo ella mortal femmina, pensarono lei essere dea delle biade, e onoronla con divini doni: e fu creduto che la fosse generata di Saturno e di Cibele. E ancora dicono che Proserpina sola fu sua figliola generata da Giove suo fratello; e dicono che, con grande turbazione di sua madre, essa Proserpina fu rubata da Orco re dei Molossi, e fu cercata lungamente, e per questo fu data cagione di molte favole.