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GIOVANNI BOCCACCIO, Genealogia degli dei, VIII, 4, 6; XIX, 4
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VIII. 4. Cerere, terza figliuola di Saturno et madre di Proserpina
[...] Cerere adunque è alle volte la Luna, alle volte la terra, et talhora i frutti della terra, et spesse volte femina; però, quando si dice figliuola di Saturno et Opi è femina et moglie di Sicano Re di Sicilia, come afferma Theodontio. Quando poi di Giove partorisce Proserpina allhora è la terra, della cui la prima Proserpina, cioè la Luna, nasce, secondo l’openione di quelli che hanno tenuto il tutto essere di terra creato, overo che più tosto la Luna è istimata figliuola <della> Terra; perché mentre dall’hemispero inferiore al superiore ascende, agli antichi è paruto ch’esca dalla terra, et così la chiamarono figlia della Terra. Costei è rapita da Plutone, il quale ancho è la terra, ma dall’inferiore hemispero, quando dopo il quintodecimo giorno tramontando il Sole incomincia non si lasciar vedere; et di qui nasce che paia quella esser così all’hemispero superiore quando all’inferiore, onde s’è dato materia a quella favola, Giove haver sententiato che la metà dell’anno restasse col marito nell’Inferno, et tanto di sopra con la madre. Overo altrimenti Proserpina è da esser tenuta in loco delle biade, le quali per li gittati semi nei solchi, se la temperanza del cielo non opra in quelle non ponn cresceere, et se dal calore di quello non riceveno aiuto non ponno maturire. Giove poi è la temperanza del cielo et il calore, per opra del quale a’ suoi tempi crescono le biade et maturano; et così di Giove et Cerere nasce Proserpina, la quale allhora da Plutone cioè dalla terra è rapita quando il seme gittato ne’ solchi non nasce. Il che alle volte aviene per la soverchia continuata seminatione, dalla cui di maniera il buon terreno per l’humore è molificato, che evacuata non può porgere nodrimento ai sparsi semi. [...] Theodontio riferisce di Cerere questa antichissima historia, dalla cui par che sia concesso molta materia alla fittione detta di sopra, onde dice che Cerere fu figlia di Saturno, et moglie del Re Sicano et reina di Sicilia, dotata di molto ingegno; la qual veggendo che gl’huomini per quella isola andavano vagabondi mangiando ghiande et pomi selvaggi senza reggersi con nessuna legge, fu la prima che in Sicilia ritrovò l’agricoltura, et trovati gl’instrumenti rusticani congiunse i buoi et seminò la terra; là onde gl’huomini incominciarono tra lor partire i terreni, habitare insieme et humanamente vivere. Di che Verg. Dice:
Cerere fu la prima, che la terra
Solcasse con l’aratro, et fu la prima
Che nel terren le biade, et gli altri semi,
Ponesse mai, et fu la prima anchora,
Che gli ordini, et le leggi a noi donasse
Onde il tutto è di Cerere suo dono.
Dice poi che Proserpina fu bellissima donzella et figliuola di Cerere reina, la quale per la singolare di lei bellezza da Orco Re de’ Molossi fu rapita et tolta per moglie; il che ancora nel libro dei Tempi mostra Eusebio.
VIII. 6. Plutone quinto figliuolo di Saturno, che generò la Veneratione
Oltre ciò gli descrissero un carro da tre ruote detto Triga, et volsero che fosse guidato da tre cavalli, cioè da Amatheo, Astro et Novio, il quale per non vivere così celibe, dice Ovidio ch’egli si acquistò la moglie in tal modo. Che un giorno Tipheo con tutte le sue forze tentato levarsi di sopra la Tinacria, parve a Plutone che, se ciò avenisse, sarebbe stato cosa possibile ch’egli a lui ancho fosse penetrata la luce del giorno, là onde salendo sopra il suo carro per vedere quali fossero i fondamenti della Tinacria uscì dell’Inferno; così andando d’intorno all’isola non lontano da Siracuse vide Proserpina, che con alcune altre sue compagne andava cogliendo fiori. De la quale, perché sprezzava i fuochi di Venere, avenne che subito s’innamorò Plutone, et però scendendo a terra con la carretta rapì la donzella, che di ciò nulla temeva; et portandola all’Inferno se la fece moglie. [...] La carretta poi non è altro che i giri di quei che desiderano arricchire, la quale è guidata da tre ruote per dinotar la fatica et il pericolo di chi viva d’intorno, et la incertezza delle cose future. Così dice ancho tre essere i cavalli, il primo de’ quali si chiama Metheo, che viene interpretato oscuro, affine che per quello si comprenda la pazza deliberatione d’acquistare quello che poco fa mistiero, con la quale è guidato overo cacciato l’ingordo. Il secondo è detto Abastro, che suona l’istesso che fa nero; accioché si conosca il merore di quello che discorre, et la tristezza et le paure circa i pericoli che quasi sempre vi stanno intorno. Il terzo si noma Novio, il qual vogliono che significhi tepido; accioché per lui consideriamo che per lo timor dei pericoli alle volte il ferventissimo ardore d’acquistar s’intepidisce. Il matrimonio poi di Proserpina, la quale di sopra habbiamo detto abondanza, non è dubbio nessuno che non si faccia con i ricchi, et spetialmente secondo il giudicio del volgo, del quale la openione spesse volte è falsa. Veramente per lo più eglino istimano, quando veggiono i granari di ricchi pieni, ivi esser l’abondanza, et dove è la fame et la caristia ivi la povertà, così procurando l’avaricia. Di questo tale matrimonio non si genera nessuna cosa lodevole, né degna di ricordo. [...] Oltre ciò chiamarono questo Plutone Orco, sì come fa Cicerone nelle Verrine, mentre dice come un altro Orco esser venuto ad Etna, et non Proserpina, ma essa Cerere (pareva) haver rapito. [...] et costui dai vicini popoli al suo regno fu chiamato Orco, percioché era crudele, et dava ricapito ad homini scelerati, et haveva un cane chiamato Cerbero, al quale dava gl’huomini vivi a mangiare. Di qui havendo preso Proserpina donzella Siciliana, la portò nel suo reame, et se la fece moglie. Questo dice Theodontio.
XIX. 4. Proserpina, terzadecima figliuola di Giove et moglie di Plutone
Proserpina fu figliuola di Giove et di Cerere; la quale perché sprezzava gli ardori di Venere da Plutone fu amata, rapita, portata nell’Inferno et di lui fatta moglie. [...] Istimo costei essere stata figliuola di Sicano Re di Sicilia et di Cerere, et che fosse rapita da Orco Re dei Molossi, overo Cudonio overo Agesilao, sì come vuole Philocoro nell’anno ventesimottavo d’Eritteo Re d’Athene, et che da lui fosse tolta per moglie.