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III-II sec. a.C. o I-II sec. d.C.

Inni Orfici, XVIII, XXIX

Traduzione tratta da: Inni Orfici, a cura di Faggin G., Officine Grafiche Fratelli Stianti, Sancasciano Val di Pesa (Firenze) 1949


A Plutone


O fiero nume, che abiti la sotterranea dimora,

la tartarea pianura cupa e senza luce,

o Zeus chtonio sovrano, accetta questi riti benigno;

o Plutone, che tieni le chiavi di tutta la terra

e arricchisci degli annui frutti l’umana stirpe,

tu che avesti in dominio la terza parte della terra sovrana,

o dimora degli immortali, possente sostegno del mondo

c’hai posto il tuo trono sotto la tenebrosa regione,

nell’Ade lontano, implacato, esanime, cupo

e nel tetro Acheronte, che cerchia alle radici la terra;

o tu che a cagion della morte sui mortali governi, predatore infinito,

o Eubulo, che un giorno alla sacra Demetra la figlia

per le tue nozze rapisti e via dai prati pel mare

sulla quadriga tua trascinasti sotto un antro dell’Attica

nel demo d’Eleusi, là dove dell’Ade le gole si schiudono:

tu sol d’ogni azione nascosta o palese sei giudice,

o ispirato signore del mondo, santissimo, altamente onorato,

che ami i sacri ministri e i riti devoti,

vieni, ti prego, gioioso e agli iniziati benigno.