74: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe

Autore: Leonard Bramer

Datazione: 1674

Collocazione: Heino, Kasteel Het Nijenhuius

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su rame (60 x 46 cm)

Soggetto principale: il ritrovamento dei cadaveri di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario:

Personaggi: Piramo, Tisbe, genitori

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine: www.b.shuttle.de/b/waldos/fb/latein/exkurs/gemaelde.htm

Bibliografia: Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mithology in the Arts 1330-1990, New York – Oxford 1993, p. 964; Schmitt F. von Mühlenfels,  Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, pp. 102-103; Wright C., The Dutch Painters-100 Seventeenth Century Masters,  Orbis Publishing, London 1978, p. 70; Muller D. S., Dutch Art. An Encyclopedia, Garland Publishing, New York 1997, pp. 48-49.

Annotazioni redazionali: Leonard Bramer fu un pittore di scene notturne e uno dei pochi artisti olandesi a praticare la tecnica dell’arte italiana dell’affresco nei Paesi Bassi. Mentre i suoi affreschi sono tutti svaniti, i circa centosedici dipinti da cavalletto che conosciamo rivelano una personalità artistica molto eccentrica. Bramer fu anche prolifico come disegnatore; molti dei suoi disegni appartengono a grandi gruppi di illustrazioni. I disegni, illustranti testi letterari classici e popolari (Eneide, Metamorfosi di Ovidio, Lazarillo di Tormes), forniscono un interessante legame tra le arti visive e la cultura letteraria olandese del periodo. Non si sa nulla della sua attività artistica prima della partenza per la Francia e l’Italia nel 1614. Trascorse molti anni a Roma, dove lavorò per eminenti patroni come il marchese Vincenzo Giustiniani e Don Camillo Pamphili, nipote di papa Innocenzo X. Mentre Bramer firmò molti dei suoi dipinti, soltanto nove dipinti sono datati. Quasi tutti i ventisei dipinti esistenti del periodo italiano sono scene notturne. Non è facile capire come egli arrivò all’idea di dipinti piccoli, scuri, dove le figure sono appena visibili nelle ombre. Egli aveva eseguito due dipinti con il soggetto di Piramo e Tisbe nell’anno 1635; entrambi sono spariti ma di uno abbiamo l’immagine perché venne riprodotto da Pierre Charles Canot in una incisione. Questa raffigura il ritrovamento dei cadaveri dei due giovani amanti da parte dei genitori (Cfr. scheda opera 67). Per quel che riguarda la rappresentazione dell’orrore e del dolore per la morte della nostra coppia, Bramer raggiunge il limite della sopportazione in una struttura mantenuta di proposito con luce abbagliante. Il dipinto di Leonard Bramer, datato al 1674, mostra qui la doppia sventura: il suicidio degli amanti e la scoperta dei loro corpi da parte dei genitori. L’artista nel rappresentare tale episodio, si rifà chiaramente alle Metamorfosi di Ovidio, anche se sceglie per la sua raffigurazione una scena molto insolita, ossia la scoperta dei cadaveri dei due amanti, resa con una forte evidenza espressiva attraverso il contrasto tra luce/ombra, cioè dal chiaroscuro. I personaggi vengono infatti colpiti da un fascio di luce ampio e luminoso, che proviene da una sorgente a noi sconosciuta, a destra, verso la quale presta attenzione la figura col turbante; non è quindi la fiaccola ad illuminare i personaggi, come nell’opera precedente (Cfr. scheda opera 67). I personaggi sono tormentati dal dolore: la figura inginocchiata a terra, con le mani giunte in un atto di supplica e misericordia (madre?); quella in piedi, si porta le mani ai capelli con un gesto disperato. Solo la figura con il turbante (padre?), sembra essere distolta dalla scena e porta nella mano sinistra una fiaccola. In questa pittura fiamminga, anche la natura è cupa, incolta e opprimente, rispecchiante il dramma di Piramo e Tisbe e il dolore straziante dei genitori. Domina il fondo della pittura un’imponente fontana, che crea una sorta di quinta architettonica dall’aspetto decadente.

Anna Cola