72: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Paesaggio con Piramo e Tisbe 

Autore: Nicolas Poussin

Datazione: 1650-51

Collocazione: Francoforte, Städelsches Kunstinstitut

Committenza: Cassiano dal Pozzo

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (192,5 x 273,5 cm)

Soggetto principale: Tisbe scopre il cadavere di Piramo

Soggetto secondario: una leonessa assale un cavaliere; sette persone in lontananza

Personaggi: Piramo, Tisbe; otto persone

Attributi: mantello, spada (Piramo); velo (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Bialostocki J., Une idée de Léonard réalisée par Poussin, in La Revue des Arts, 4, 1954, p. 136; Bellori G.P., Le Vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, (1672), a cura di E. Borea, Torino 1976;Blunt A., The paintings of Nicolas Poussin, A critical catalogue, Phaidon, London 1966, p. 177; Friedländer W., Nicolas Poussin: A New Approach, London 1966, p. 178; Blunt A., Nicolas Poussin, The A. W. Mellon Lectures in the Fine Arts – 1958, National Gallery of Art, Washington 1967, fig. 187; Chastel A., Nicolas Poussin, Éditions du Centre National de la Recherche Scientifique, Paris, 19-21 Septembre 1958, pp. 133-139, fig. 108; Schmitt F. von Mühlenfels,  Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, pp. 102-103; L’opera completa di Poussin – presentazione e apparati critici e filologici di Jacques Thuillier, Rizzoli, Milano 1974, fig. 182;  Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mithology in the Arts 1330-1990, New York – Oxford 1993, p. 964.

Annotazioni redazionali: questo dipinto, eseguito nel 1651 circa per Cassiano dal Pozzo, descritto dal Bellori, è stato a lungo considerato disperso. La versione di Francoforte, acquistata dal museo nel 1931, è stata trascurata dagli esegeti di Poussin e talvolta messa in dubbio: si tratta invece di un originale, straordinario per le dimensioni, per il tema e la qualità elevatissima. Il tema, desunto da Ovidio, mostra Tisbe nell’atto di scoprire il cadavere di Piramo, il quale, credendola uccisa da un leone, si è trafitto con la spada. Questo episodio, che è stato parecchie volte trattato dai drammaturghi e dai pittori, viene proposto in un paesaggio tempestoso, in cui lo sconvolgimento della natura si accorda al dramma delle passioni. Poussin mostra in questo dipinto la conseguenza del suicidio della coppia a qualunque testimone sopraggiunga. Con il gesto dell’orrore, le braccia aperte dallo spavento, Tisbe in primo piano corre verso Piramo morto mentre il leone nel mezzo colpisce un cavaliere che era venuto in aiuto a un altro cavaliere. Il gregge che pascola è condotto in fretta al riparo dalla bestia feroce. Gli alberi si piegano alla tempesta e i fulmini guizzano in un cielo oscurato. L’unità dell’uomo e della natura che emerge è ideata da Poussin, come comunica esplicitamente in una lettera (Correspondence de Nicolas Poussin publiée d’après les originaux ed. Charles Jouanny, Paris 1911, p. 424): “Tutte le figure si vedono interpretare il loro ruolo secondo il tempo atmosferico che fa”; inoltre il pittore descrive la drammatica scena in primo piano, concludendo: “Nella parte anteriore del quadro Piramo morto è disteso per terra e Tisbe accanto a lui s’abbandona al dolore”. L’artista si è sforzato di richiamare alla mente il “dolore” di Tisbe in una grande cornice, nel tumulto atmosferico degli elementi; il dipinto infatti mostra, come afferma Friedländer (Friedländer, 1966, p. 178):“il paesaggio con il male”, crea i “ricordi della fatalità della vita”, “l’intenso interesse di Poussin nel caso possa accadere qualcosa di inaspettato ad un uomo innocente”. Non è da escludere la dimensione della drammaticità, per cui Bialostocki, sottolineando “la passione, l’amore, la fedeltà, il dolore, la tristezza” raffigurate nel nostro quadro, ha indicato Poussin come tragico: “è anche il caso, il destino tragico che governa la vita dell’uomo. Poussin non appartiene solamente alla corrente razionalista cartesiana ma anche alla famiglia dei grandi tragici francesi del XVII secolo”.

Anna Cola