69: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe

Autore: Joachim Wtewael

Datazione: 1638

Collocazione:

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: penna, inchiostro con acquerello grigio (12,0 x 19,0 cm)

Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario:  

Personaggi: Piramo, Tisbe

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto:

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Lowenthal A., Joachim Wtewael and Dutch Mannerism, Davaco Publishers, Groningen 1986, p. 270; Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York- Oxford 1993, p. 964.  

Annotazioni redazionali: il soggetto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, che era uno dei più celebri testi antichi e una miniera di ispirazione per i pittori. Il testo era facilmente accessibile: fu in effetti il più stampato all’epoca e sopra il solo territorio degli antichi Paesi Bassi aveva conosciuto non meno di dieci edizioni tra il 1552 e il 1609. Il disegno raffigura il mito di Piramo e Tisbe, accanto alle figure di Venere e Cupido. Tisbe, dopo aver visto il suo amato Piramo morto, si trafigge il petto con la stessa spada; l’artista infatti la rappresenta con il volto rivolto in alto, in un gesto a metà tra la pietà e l’implorazione mentre si punta la spada in mezzo al seno. Per terra Piramo, con la testa rivolta in alto, giace sul velo di Tisbe e sotto la sua gamba destra sbuca un tronco d’albero reciso, probabilmente l’albero del moro.

Anna Cola