61: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Tisbe fugge atterrita alla vista della leonessa

Autore: Antonio Tempesta

Datazione: 1606

Collocazione: Metamorphoseon sive transformationum ovidianarum libri quindicem aeneis formis ab Antonio Tempesta Fiorentino incisi, et in pictorum antiquitatisque studiosorum gratiam nunc primum exquisitissimis sumptibus a Petro de Iode anteuerpiano in lucem editi, Anversa 1606, Libro IV, pl. 31

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia (9,7 x 11,5 cm)

Soggetto principale: Tisbe fugge alla vista di una leonessa

Soggetto secondario: la leonessa si disseta alla fonte

Personaggi: Tisbe, leonessa

Attributi: velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti: Bernard Salomon, Tisbe spaventata dalla leonessa in La Métamorphose d’Ovide figurée par Jean de Tournes, Lion 1557 (Cfr. scheda opera 51); Virgil Solis, Piramo e Tisbe, in P. Ovidii Nasonis Metamorphosesdi Johannes Spreng, 1563 (Cfr. scheda opera 53)

Derivazioni:

Immagine:    

Bibliografia: Alpers S., The Decoration of Torre de la Parada, IX,Arcade, Brussels 1971, pp. 89-90; Buffa S., Antonio Tempesta. The illustrated Bartsch, vol. 36, Abaris Books, New York 1983, p. 25; Guthmuller B., Mito, poesia e arte, Bulzoni,Roma 1997, p. 232; Cieri Via C., L’arte delle Metamorfosi. Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos, Roma 2003, p. 14

Annotazioni redazionali: il modello figurativo creato da Bernard Salomon e poi ripreso da Virgil Solis, sviluppato da Gabriele Simeoni, restò popolare in tutta l’Europa occidentale anche dopo il Cinquecento. Sorsero nuovi cicli di illustrazioni ai quali si accostarono versi latini o nelle rispettive lingue nazionali. La critica tende a sottolineare il legame esistente, a livello iconografico, tra le xilografie di Antonio Tempesta e quelle di Bernard Salomon, anche se da un punto di vista stilistico le illustrazioni dell’edizione di Anversa riflettono l’influenza del barocco italiano.Le incisioni che Antonio Tempesta realizzò per illustrare un’edizione delle Metamorfosi di Ovidio, stampata ad Anversa nel 1606 presso Petro de Jode, si inseriscono infatti in quel filone originato da Bernard Salomon. Le sue incisioni continuano la tendenza del proliferare delle immagini, che acquistano sempre maggiore importanza rispetto al testo scritto, il quale si riduce all’essenzialità: l’immagine viene commentata in calce da una selezione sintetica di versi poetici. Egli semplifica ed enfatizza l’ambientazione mentre aumenta la misura delle illustrazioni (le stampe misurano 9,5 x 11,7 cm) e la scala delle figure all’interno delle scene; le figure più piccole, che si vedono sullo sfondo delle xilografie di Bernard Salomon, sono eliminate. Ma il punto debole delle sue incisioni si trova nella mancanza di espressioni convincenti sui visi in primo piano, i gesti drammatici dei corpi sono attenuati dalla inespressività dei loro tratti. Egli cerca di minimizzare questa insufficienza usando molti visi di profilo e mettendo molti visi nell’ombra, usando le due tecniche spesso insieme. La forza però dell’artista consiste nel fatto che egli si sente libero dai suoi modelli, infatti non soltanto ravviva le formule narrative inventate da Salomon ma ne inventa anche di nuove. Riducendo il numero delle illustrazioni delle Metamorfosi a 150, Tempesta non solo elimina l’elemento narrativo ma chiaramente cerca di condensare storie in singole scene (Alpers, 1971, pp. 89-90). Antonio Tempesta dedica due incisioni alla storia di Piramo e Tisbe: la fanciulla che fugge atterrita alla vista della leonessa e il suo suicidio davanti al corpo senza vita di Piramo (Cfr. scheda opera 62). La xilografia riprende l’iconografia canonica di Salomon: in primo piano troviamo la leonessa che si disseta ad una fontana, nella quale l’acqua zampilla dalla brocca di un satiro mentre in lontananza si vede Tisbe fuggire. In calce alla xilografia si legge “Thisbe leaenae aspectu territa, fugit”.

Anna Cola