
Titolo dell’opera: Tisbe spaventata dalla leonessa
Autore: Bernard Salomon
Datazione: 1557
Collocazione: La Métamorphose d’Ovide figurée, a Lyon par Ian de Tournes. Avec privilegi du Roy, Lyon 1557
Committenza:
Tipologia: incisione
Tecnica: xilografia
Soggetto principale: Tisbe fugge, spaventata dalla leonessa
Soggetto secondario:
Personaggi: Tisbe, leonessa
Attributi: velo, moro (Tisbe)
Contesto: paesaggio boschivo
Precedenti:
Derivazioni: Virgil Solis, Piramo e Tisbe in La Métamorphose d’Ovide figurée par Jean de Tournes, Lyon 1563 (Cfr. scheda opera 53); Pieter van der Borcht, Piramo e Tisbe, in P. Ovidii Nasonis Metamorphoses, argumentis brevioribus ex Luctatio Grammatico collectis expositae: una cum vivis singularum trasformationum iconibus in aes incisis, Anversa 1591, lib. IV, fab. I (Cfr. scheda opera 57); Metamorphoseon sive transformationum ovidianarum libri quindicem aeneis formis ab Antonio Tempesta Fiorentino incisi, et in pictorum antiquitatisque studiosorum gratiam nunc primum exquisitissimis sumptibus a Petro de Iode anteuerpiano in lucem editi, Anversa 1606, Libro IV, pl. 31 (Cfr. scheda opera 61)
Immagine: http://etext.virginia.edu/latin/ovid/vasal1557/0064_d2r.html
Bibliografia: Alpers S., The Decoration of Torre de la Parada, IX,Arcade, Brussels 1971, pp. 81-86; Schmitt F. von Mühlenfels, Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, pp. 100-101; Guthmuller B., Mito, poesia, Arte. Saggi sulla tradizione ovidiana del Rinascimento, Bulzoni, Roma 1997, pp. 213-215; Glénisson-Delannée F., Illustration, traduction et glose dans les Trasformationi de Ludovico Dolce (1553): un palimpseste des Métamorphoses, in Le livre illustre italien au XVI siecle: texte/image, Actes du colloque organisé par le « Centre de recherche Culture et societe en Italie aux 15., 16. et 17. siecles » de l’Université de la Sorbonne Nouvelle (1994), a cura di Plaisance M., Parigi 1999, pp.136, 139-147.
Annotazioni redazionali: La Métamorphose d’Ovide figurée, edita a Lione nel 1557, con le xilografie di Bernard Salomon, servì come modello per varie generazioni sia per la scelta degli episodi narrati, sia per le illustrazioni. Tale edizione presenta l’opera in 178 originali strofe francesi. Una pagina separata è dedicata a ciascuna strofa, che è situata sotto la xilografia che illustra. Ciascuna pagina è intitolata con il nome dell’episodio che raffigura. Così la xilografia serve non soltanto come aggiunta decorativa ma assume uguale importanza rispetto al testo, essendo entrambi traduzioni, una pittorica e una verbale della narrazione ovidiana. E’ importante sottolineare che Bernard Salomon non è un illustratore di un’Ovide moralisé. I versi francesi sotto ogni illustrazione enfatizzano l’azione dipinta e non riportano alcun significatofuori da questa azione. Nel suo studio delle edizioni degli Ovidi illustrati lo studioso Henkel (Henkel M.D., 1930, pp. 58-144) giustamente elogiò la drammatica brillantezza delle scene di Salomon, con le figure collocate in un paesaggio incantato. Nel mettere insieme questa edizione di Lione, sia il traduttore che l’illustratore pensarono di presentare una successione di separate, individuali narrazioni piuttosto che legare il tutto insieme, nell’imitazione di un poema narrativo di Ovidio di quindici libri abilmente unificato. Questa indifferenza per la forma del poema è inoltre dimostrata dal fatto che il numero delle illustrazioni per libro non è proporzionato alla lunghezza dei singoli libri. Salomon cercò di rompere la sequenza delle storie di Ovidio e le storie individuali stesse in azioni significative, così che l’evento centrale di ciascuna xilografia è una singola, semplice azione separata da quelle immediatamente prima e dopo. Egli usa aggiungere figure nello sfondo, quando desidera presentare una narrazione in forma più dettagliata, senza cambiare l’enfasi della singola azione. Alcune piccole figure sullo sfondo sono spesso utilizzate per rappresentare le divinità, che nel poema di Ovidio intervengono continuamente nelle vite dei mortali. Con molte poche eccezioni, Salomon non rende questi interventi divini parte centrale dell’azione nelle sue illustrazioni. Non sono però solo queste minuscole figure che rendono affollate le sue xilografie, infatti uno dei vari aspetti è il grande dettaglio degli ambienti nei quali ciascun episodio è collocato, ciò malgrado la scala molto piccola nella quale l’artista lavorò. Molti dettagli però delle sue xilografie sono indipendenti dal testo di Ovidio. Il primo riuso delle illustrazioni di Salomon del 1557 fu la traduzione italiana della medesima edizione, pubblicata a Lione due anni più tardi, nel 1559. Le xilografie sono le medesime dell’edizione francese ma sono diventate 187 invece di 178 e con una singola eccezione, tutte quelle aggiunte dipingono scene di metamorfosi. Salomon, per il mito di Piramo e Tisbe, riprende le scene che già la xilografia di Colard Mansion aveva prodotto (Cfr. scheda opera 26) e mostra Tisbe in due xilografie: la giovane fanciulla che scappa dalla leonessa e la morte di Piramo e Tisbe (Cfr. scheda opera 52). Ma nella seconda raffigurazione di Salomon lo scenario è stranamente cambiato, non soltanto per quanto riguarda la fontana, completamente diversa dalla prima immagine, ma è cambiata Tisbe che si precipita in un gesto drammatico, con le braccia allargate sulla spada di Piramo, che giace morto in terra. Quindi l’incisione di Salomon si differenzia molto per il forte pathos da quell’immagine di sofferenza contenuta, pacata dell’incisore dell’Ovide Moralisé di Colard Mansion. Queste due scene, la fuga di Tisbe dalla leonessa e il suicidio della medesima, diverranno i momenti essenziali di tutta la narrazione ovidiana. Le incisioni eseguite per La Métamorphose d’Ovide figurée sono importanti perché servirono da modello a intere generazioni di illustratori di Ovidio. L’unità di ogni pagina, composta da immagine e testo, viene messa in risalto da una cornice ornamentale, che racchiude la tripartizione tipica degli emblemi: inscriptio, pictura, subscriptio. La inscriptio consiste nella definizione del soggetto trattato, nel nostro caso “Tisbé espouuātee de la Lionne”. La pictura illustra la scena: vediamo in primo piano la leonessa che si disseta alla fonte, dall’acqua che zampilla da due otri di una fontana, portati in braccio da una donna seduta; sulla sinistra Tisbe con le braccia levate, quasi implorante aiuto, corre a rifugiarsi nell’antro di una grotta. La subscriptio è costituita da un’ottava in lingua volgare, descrivente la favola rappresentata che, a differenza degli emblemi, manca della doppia funzione del rappresentare e dello spiegare; non fornisce una lettura allegorica del mito ma semplicemente ha la funzione di sintetizzare il testo, dando ad ogni singola storia un valore a sé stante, rendendola accessibile a un pubblico di bassa levatura culturale. Le ottave della Métamorphose figurée sono in verità anonime, ma molti elementi lasciano supporre che siano da attribuire a Barthélemy Aneau, l’autore della Picta poesis e dell’Imagination poétique.
Anna Cola