
Titolo dell’ opera: Piramo e Tisbe
Autore: Francesco Xanto Avelli
Datazione: 1535
Collocazione: Bologna, Museo Civico
Committenza:
Tipologia: piatto
Tecnica: maiolica istoriata
Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe
Soggetto secondario:
Personaggi: Piramo, Tisbe, Cupido, leonessa
Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)
Contesto: scena all’aperto
Precedenti:
Derivazioni:
Immagine:
Bibliografia: Ballardini Napolitani D., Ispirazione e fonti letterarie nell’opera di Francesco Xanto Avelli, pittore su maiolica in Urbino, in La Rinascita, 3, 1940, pp. 911-912; Schmitt F. von Mühlenfels, Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, p. 80; L’istoriato. Libri a stampa e maioliche del Cinquecento, Gruppo editoriale Faenza Editrice, Faenza 1993, p. 229.
Annotazioni redazionali: in un piatto di Faenza (Ballardini Napolitani, 1940, pp. 911-912) del 1535 il pittore Francesco Xanto Avelli riunisce una colorata varietà di colori contrastanti, che corrisponde ad una composizione dipinta acutamente, con luce abbagliante. Tutta la composizione converge verso la figura di Tisbe, che si trova al centro del piatto; in basso, Piramo giace sdraiato a terra, morto, con il corpo ritorto, il viso rivolto verso l’alto. La fanciulla viene rappresentata mentre si trapassa il corpo con la spada, che vediamo tra i seni e poi spuntare dalla schiena mentre un fiume di sangue sta fuoriuscendo dalla ferita. Sembra come sospesa in aria, con un velo flessuoso che le scorre intorno al corpo ed è fissato alla sua acconciatura, il suo viso è sconvolto dal dolore: con la bocca aperta Tisbe viene colta nell’atto di gridare. Dietro di lei Francesco Xanto Avelli ha dipinto l’albero del moro, che viene ad occupare cosi, assieme ai due protagonisti, il centro della composizione mentre a sinistra vi è una fontana con sopra una statua di donna, che tiene stretta tra le mani una brocca da cui sgorga l’acqua. A destra invece, vicino ad un alto muro, viene raffigurato Cupido, che dopo aver eseguito l’opera, si allontana con la faretra in spalla. In po’ più distante si scorge la leonessa, con il velo tra le fauci e sullo sfondo la città di Babilonia.
Anna Cola