43: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe 

Autore: Hans Baldung Grien

Datazione: 1530-31

Collocazione: Berlino, Gemäldegalerie

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tavola (92,6 x 69,5 cm)

Soggetto principale: Tisbe guarda il corpo senza vita di Piramo

Soggetto secondario: in lontananza una leonessa fugge

Personaggi: Piramo, Tisbe, leonessa

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Osten von der G., Horst V., Painting and Sculpture in Germany and the Netherlands: 1500-1600, Penguin Books, London1969, pp. 97-99, 219-223, fig. 190; Osten von der Gert, Zur Ikonografie des Hans Baldung Grien in Festschrift fur Hebert von linem zum 16, february 1965, Berlin 1969, pp. 179-187; The complete catalogue of the Gemäldegalerie, Berlin, compiled by Henning Bock et al., translated by Ewald Osers, Abrams, New York, Berlin 1986, p. 13;Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mithology in the Arts 1330-1990, New York – Oxford 1993, p. 962; Schmitt F. von Mühlenfels, Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, p. 104.

Annotazioni redazionali: Hans Baldung, soprannominato ‘Grien’, nacque a Schwäbisch Gmünd nel 1484 o 1485. Verso il 1503 egli era associato con Dürer a Norimberga, dove contribuì a un grande numero di xilografie per libri di Ulrich Pinder, disegni di figure che erano interamente di sua invenzione (Osten von der Gert, 1969, pp. 219-223). Sebbene Hans Baldung Grien fosse un uomo di intelletto, in arte egli era “naturale”. Probabilmente un incontro con Cranach lo aiutò a liberarsi dall’austerità dello stile, appreso alla scuola di Dürer. Nelle xilografie egli cercò effetti di luce con splendidi contrasti di ombra, il tutto concepito decorativamente. Amico degli umanisti, apprezzato dall’alto clero, membro del concilio municipale della protestante città di Strasburgo, può essere considerato indifferente alle questioni religiose. In parecchie opere egli diede comunque la sua interpretazione del tema dell’Eucarestia, che era allora la preoccupazione delle menti protestanti, eseguendo pale d’altare. Ma il suo modernismo venne fuori soprattutto con dei ritratti che apparvero anche in xilografie nei libri, fra i quali nel 1521, un potente Lutero nella guisa di monaco con una aureola. Ma altre opere potrebbero rivendicare la precedenza sopra le pale d’altare e i ritratti. Dal 1524-1525 sono infatti datati una serie di nudi che portano l’impronta del Rinascimento: Adamo ed Eva, Venere, Giuditta ed Oloferne, dove i profili si stagliano chiari contro un terreno scuro ma il centro dell’interesse non è, come in Dürer, la chiara struttura, l’articolazione, ma l’organica unità dei corpi nella pelle che respira, nelle fluenti linee di potenti e rapidamente proporzionati corpi con piccole teste. I nudi di Grien diventano ora non soltanto life-size ma anche monumentali. Cinque dipinti con soggetti tratti dall’antica leggenda e dalla storia del 1530-31 ci sono pervenuti: Marco Curzio, Lucrezia, Ercole ed Anteo, Muzio Scevola e Piramo e Tisbe- certamente elementi di una serie di dipinti per un mecenate con gusti umanistici. Il dipinto con Muzio Scevola è una scena di vita in un campo di battaglia, con colori straordinariamente brillanti. Gli altri pannelli sono ugualmente intensi nei colori, sebbene siano più contenuti. Il dipinto con Piramo e Tisbe è un pezzo notturno, blu profondo, come un gioiello scintillante alla luce della luna. Il paesaggio, abbozzato sullo sfondo di olivo scuro e messo in risalto con il bianco, indietreggia completamente. Le figure di Piramo e Tisbe risplendono come illuminate dal davanti e si stagliano contro l’oscurità notturna del paesaggio, in colori splendenti. Piramo giace morto, al suolo, in una posizione artisticamente contratta, la gamba incrociata si spiega come una “immagine ereditata di bellezza tardo gotica”. Tisbe si trova accanto a lui, contorcendosi le mani in muto lamento. Piramo giace in terra, supino, come racconta Ovidio, e sono presenti anche gli altri elementi del racconto: in lontananza la leonessa con il velo in bocca e la fontana con l’acqua che zampilla da un puttino. 

Anna Cola