42: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe 

Autore: Niklaus Manuel Deutsch

Datazione: 1530

Collocazione: Basel, Öffentliche Kunstsammlung

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica:

Soggetto principale: Tisbe

Soggetto secondario:

Personaggi: Piramo, Tisbe

Attributi: mantello, spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe);

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Stumm L., Niklaus Manuel Deutsch von Basel als bildender Künstler, Berna 1925, p. 34; Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mithology in the Arts 1330-1990, New York – Oxford 1993, p. 963; Schmitt F. von Mühlenfels,  Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, p. 101.

Annotazioni redazionali: Niklaus Manuel, soprannominato ‘Tedesco’, divise le raffigurazioni del suo quadro in due metà, attraverso un imponente tronco di faggio. A sinistra, la città e la collina sono rischiarate dalla luce del mattino, che illumina anche molte nuvolette soffici, mentre a destra, nel bosco di conifere, regna ancora l’oscurità notturna. Lucie Stumm (Stumm, 1925, p. 34) ammira con ragione la suggestione atmosferica pienamente riuscita e compiange a torto la presenza “delle figure mitologiche”, “supplemento non felice al bel dipinto del paesaggio”. Non si può negare, afferma lo studioso Schmitt von Mühlenfels (Schmitt von Mühlenfels, 1972, p. 101), la contrazione scorretta del corpo di Piramo, visto dall’alto anziché lateralmente, appeso come ad un filo di marionetta e Tisbe inginocchiata per metà nell’aria. L’unità dell’uomo e del paesaggio, creata assolutamente in modo ingegnoso, deve essere più importante di tali difetti: all’oscurità notturna corrisponde il tetro avvenimento del suicidio di Tisbe. Questo svolgimento terribile nell’ambito umano si estende con gradazione dell’atmosfera alla metà del quadro più chiara e gradevole mentre entrambe le figure di donne che si avvicinano inconsapevolmente, forse compagne di Tisbe, ne sono sorprese. Una delle due, affliggendosi, alza entrambe le braccia; in questo modo il suicidio di Tisbe non è visto semplicemente come azione ma è commentato in un certo senso come avvenimento terribile e compassionevole attraverso la reazione delle figure che arrivano; esse non compaiono normalmente nel soggetto di Piramo e Tisbe. In questo dipinto osserviamo una iconografia davvero insolita di questo mito: la fanciulla, con una veste velata, che le fa trasparire le sue nudità, si sta pugnalando con la destra mentre appoggia lievemente la sinistra al corpo di Piramo.

Anna Cola