41: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Le morti di Piramo e Tisbe

Autore: Francesco Xanto Avelli

Datazione: 1528-1531 ca.

Collocazione: Cambridge, the Fitzwilliam Museum

Committenza:

Tipologia: piatto

Tecnica: maiolica istoriata (diametro 26,0 cm)

Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario: in lontananza una leonessa

Personaggi: Piramo, Tisbe, Cupido, leonessa

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe); faretra, arco (Cupido)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine: http://www-img.fitzmuseum.cam.ac.uk/img/aa/aa9/C.15-1953(1).jpg

Bibliografia: Holcroft A., Francesco Xanto Avelli and Petrarch, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, vol. 51, 1988, pp. 225-234; L’istoriato. Libri a stampa e maioliche del Cinquecento, Gruppo editoriale Faenza Editrice, Faenza 1993, p. 229; Il portale dihttp://www.fitzmuseum.cam.ac.uk/opacdirect/72140.html; Il portale di http://en.wikipedia.org/wiki/Francesco_Xanto_Avelli

Annotazioni redazionali: Francesco Xanto Avelli (Holcroft, 1988, pp. 225-234), ceramista, nacque a Rovigo, nel Veneto, alla fine del 1480. Nulla si sa delle sue origini, dei suoi maestri e dei suoi primi anni di vita. Viene ricordato per la prima volta ad Urbino nel 1530, quando è menzionato in un documento notarile, descrivente i tentativi di un gruppo di lavoratori della ceramica per formare una prima unione commerciale, con il proposito di far alzare i salari. Il 1530 è anche la data del suo primo lavoro firmato, un piatto commemorante la venuta del nuovo anno, che reca la sigla .f.X.A.R. Nei cinque anni successivi egli produsse una grande quantità di opere, ciascun pezzo venne firmato in varie maniere e marchiato come prodotto d’Urbino. Tale modo di firmare i suoi lavori era inusuale a quel tempo: qualche ipotesi ci suggerisce che egli fu messo sulla lista nera dopo le difficoltà di lavoro del 1530 e la scelta di firmare le sue opere in tale maniera potrebbe essere in qualche modo collegata a queste difficoltà. Dopo il 1575 Xanto Avelli sembra divenire meno prolifico e i suoi lavori, anche se firmati, sono caratterizzati da un modo di esecuzione più rapido. Tutte le opere firmate dall’artista sono datate tra 1530 e il 1542; ciascuna reca il suo nome e la data del pezzo, molte furono anche corredate con targhette, che spiegavano il soggetto rappresentato. L’opinione generale degli studiosi asserisce però che ci sono un considerevole numero di opere, databili prima del 1524, di sua mano. Francesco Xanto Avelli fu anche un poeta; nel 1530 scrisse una serie di sonetti in elogio di Francesco Maria della Rovere, allora duca di Urbino. Questo piatto è dipinto in blu, verde, giallo, arancio, beige, marrone, porpora-manganese, nero e bianco e la circonferenza misura 57 cm. Il suo bordo è dipinto in giallo. Esso rappresenta la morte di Piramo e Tisbe: Piramo, nudo, bocconi, diversamente da Ovidio, trafitto dalla propria spada, la cui punta fuoriesce dalla schiena, giace morto sul terreno. Sulla destra, Tisbe si sta per uccidere con una spada mentre a sinistra vi è Cupido, che tiene nella mano sinistra l’arco. Nel mezzo, una leonessa osserva la scena da dietro una fontana e delle rocce. Nel paesaggio, in lontananza, è rappresentata la città di Babilonia e delle colline digradanti. Il retro della maiolica istoriata riporta l’iscrizione “Vedi Piramo & Tisbe/ i sieme allombra/ historia y’. Sebbene non firmato, questo piatto è stato attribuito a Francesco Xanto Avelli sulla base dello stile, delle fonti letterarie e artistiche utilizzate e per la scrittura.

Anna Cola