37: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe

Autore: Urs Graf

Datazione: 1525

Collocazione: Basel, Öffentliche Kunstsammlung

Committenza:

Tipologia: disegno

Tecnica: penna

Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario:  

Personaggi: Piramo, Tisbe

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine: 

Bibliografia: Schmitt F. von Mühlenfels, Pyramus und Thisbe – Rezeptionstypen eines Ovidischen Stoffes in Literatur, Kunst und Musik, Carl Winter Universitätsverlag, Heidelberg 1972, pp. 44-46; Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mythology in the Arts, 1300-1990, New York- Oxford 1993, p. 963.  

Annotazioni redazionali: in questo disegno a penna del 1525 (datazione riportata dall’artista sulla fontana, insieme al suo monogramma) il destino della nostra coppia è rappresentato come follia, dovuta a propria colpa. Precedentemente, nel 1510, Urs Graf aveva rappresentato in una xilografia il mito di Piramo e Tisbe in modo completamente diverso (Cfr. scheda opera 31). Questa è realizzata da un Graf ancora estraneo alla natura del ‘pathos malinconico’. In una rappresentazione successiva del 1519, su una bordura di un frontespizio (Cfr. scheda opera 35), la precedente rigidità di Tisbe viene superata. Per questo motivo si può collocare la bordura del titolo, del 1519, come intermedia tra la precedente xilografia e il successivo disegno a penna. In quest’ultimo la disposizione delle figure, degli alberi e del piano della fontana è solamente invertita rispetto alla xilografia. Tisbe rimane anche qui la figura dominante della scena. Al posto di Tisbe ritta in piedi in un gesto di lamento convenzionale (xilografia del 1510), viene qui presentata una bellezza in una nudità irreale, la cui eccitazione drammatica è molto rafforzata rispetto alla Tisbe della bordura del frontespizio. Ella si precipita da destra sopra un Piramo rappresentato con il volto stravolto e il corpo deformato nel ricco abito del servo della terra; il suo busto è piegato all’indietro, la testa girata verso l’osservatore; il drammatico momento del suicidio, nel quale Tisbe sta per cadere sul corpo dell’amato, è fissato. Un albero nodoso si erge maestoso. Il contadino, che appariva seduto in cima alla fontana nella xilografia, è sostituito qui con una sorta di folletto, che spruzza getti d’acqua dalla bocca, dalle orecchie e da una sorte di calici tenuti nelle due mani. La bellezza e la seduzione del corpo femminile nudo fanno vedere in modo più evidente l’insensatezza della catastrofe. La rappresentazione espressiva della scena osservata dal folletto lascia supporre la fine, provocata dalla stoltezza di una bella donna. Questo disegno di Urs Graf può essere considerato il culmine artistico dell’interpretazione della storia di Piramo e Tisbe come esempio di comportamento morale sbagliato (Schmitt von Mühlenfels, 1972, p. 46).

Anna Cola