
Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe
Autore: anonimo
Datazione: fine XV secolo
Collocazione: Galleria Nazionale di Parma
Committenza: badessa Maria de’ Benedetti
Tipologia: piastrella maiolicata
Tecnica: terracotta invetriata
Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe
Soggetto secondario: in lontananza una leonessa fugge
Personaggi: Piramo, Tisbe, leonessa
Attributi: spada, mantello (Piramo); spada, velo (Tisbe)
Contesto: paesaggio boschivo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagine:
Bibliografia: Schianchi Fornari L., Ai piedi della badessa. Un pavimento maiolicato per Maria De Benedetti Badessa di S. Paolo dal 1471 al 1482, Artegrafica Silva, Parma giugno 1985, pp. 5-58.
Annotazioni redazionali: questa piastrella maiolicata (Schianchi Fornari, 1985, pp. 5-58) faceva parte di un antico pavimento nel Convento di San Paolo a Parma, divelto dalla sua originaria collocazione nell’Ottocento per essere collocato nel Museo Archeologico di Parma. Le mattonelle, delle quali ne sono giunte fino a noi 264, costituivano il pavimento di una antica cappella o tabernacolo, sita negli orti del monastero di San Paolo. Su due di queste mattonelle è presente lo stemma a bande trasversali gialle e blu, appartenuto a Maria de’ Benedetti, badessa di San Paolo dal 1471 al 1482. L’epoca di posa in opera del pavimento corrisponde a quel momento della cultura parmense di cui ci restano validissimi esempi nelle arti, poi considerate impropriamente “minori”. Le nobili famiglie parmensi ricorrono spesso per arricchire cappelle e dimore, oltre che alla pittura, all’artigianato colto dei maestri del legno, del vetro e della terracotta. La ceramica rappresenta un settore molto importante del Quattrocento per la produzione ampia e qualificata. Il suo repertorio ornamentale è vario e semplificato, talora prendendo spunti dalle coeve xilografie. La ceramica da tavolo, da decoro o da pavimento, per il ricco contenuto simbolico e ornamentale, talvolta sottovalutati per la ingenuità del tracciato grafico apparentemente meno colto, rivela invece volute ambiguità di significato, citazioni ironiche, formulari escatologici di matrice neoplatonica. La terracotta invetriata rappresenta inoltre un momento di innovazione tecnica importante, assolvendo allo stesso compito di ricerca che la miniatura, l’oreficeria, la scultura in avorio, l’arte del ricamo, della medaglia e della tessitura, hanno svolto in epoca tardo-medievale. Fra gli altri soggetti dedicati alla figura umana sono particolarmente interessanti alcuni in cui le figure sono delineate per intero, non con intenti ritrattistici ma come espressioni di qualità morali o riproponenti temi mitologici o storici, o temi leggendari, come quello di Piramo e Tisbe. In questa piastrella di terracotta invetriata è stato raffigurato il momento più tragico, drammatico della storia. Al centro vi è la fanciulla in piedi, mentre si getta sulla punta della spada, che le sta trapassando il petto. Il viso esprime una lieve malinconia. A bilanciare la verticale formata dal suo corpo troviamo a terra l’orizzontale formata dal corpo di Piramo. Egli giace prono, diversamente da come descritto nelle Metamorfosi di Ovidio, e la spada gli trapassa il petto fuoriuscendo dalla schiena. In primo piano, sul terreno, a destra scorgiamo il velo di Tisbe ripiegato; una grande fontana dalla forma esagonale, la cui acqua esce dalla bocca di tre scarne maschere. A sinistra, in lontananza, mentre risale su una montagna, è rappresentata la leonessa che sta fuggendo. Predominano i toni del blu, del verde, del giallo e arancio che assume una forte colorazione nella belva. L’insieme presenta un disegno piuttosto semplice, in cui i piani prospettici non sono rispettati in alcun modo, infatti la leonessa in secondo piano ha la stessa dimensione di Tisbe, in primo piano; anche gli alberi non hanno alcuna proporzione con le figure.
Anna Cola