25: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Tisbe, fanciulla di Babilonia

Autore: anonimo

Datazione: 1479

Collocazione: Anton Sorg, Von Etlichen Frowen (About Noble Women), Ausburgs 1479, fol. 15v

Committenza:

Tipologia: incisione

Tecnica: xilografia

Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario: in secondo piano si vede Tisbe e una leonessa

Personaggi: Piramo, Tisbe, leonessa

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

 Bibliografia: The Illustrated Bartsh, German book illustration before 1500, Part. 2: Anonymus artists 1478-1480, a cura di Strauss W. L., Abaris Books, New York 1981, vol. 82, pp. 189, 191; Tesnière H. M., I codici illustrati del Boccaccio francese e latino nella Francia e nelle Fiandre del XV secolo, in Boccaccio visualizzato: narrare per parole e per immagini fra Medioevo e Rinascimento, a cura di Branca V., Einaudi, Torino 1999, vol. III, pp. 11-13; Dillon G., I primi incunaboli illustrati e il « Decameron » veneziano del 1492 in Boccaccio visualizzato: narrare per parole e per immagini fra Medioevo e Rinascimento, a cura di Branca V., Einaudi, Torino 1999, vol. III, pp. 291-294.

Annotazioni redazionali: La storia dell’infelice amore tra i due amanti è senza dubbio alla base del capitolo XIII del De mulieribus claris, scritto da Giovanni Boccaccio tra il 1361-1375; una biografia di donne illustri.Qui per la prima volta Boccaccio consiglia i genitori sulla condotta da tenere verso i figli, che sono catturati dalla passione amorosa, “peccato dell’età giovanile”. Infatti, secondo la sua opinione, afferma che il giusto atteggiamento che devono tenere i genitori è quello di frenare a poco a poco gli impeti giovanili, evitando di creare ulteriori ostacoli che aumenterebbero le fiamme dell’amore. In Boccaccio è evidente la predisposizione a compiangere il dolore e a biasimare il comportamento dei genitori: essi assumono il ruolo di antagonisti della storia d’amore dei figli e ne diventano involontariamente i fautori della morte. Questa xilografia è una delle settantasei illustrazioni in una versione tedesca del De Mulieribus claris di Giovanni Boccaccio. La grande diffusione delle edizioni illustrate delle opere del Boccaccio, in particolare del De mulieribus claris e De casibus virorum illustrium,ne confermano il successo e la grande diffusione per tutto il Quattrocento, ancor prima che in Italia, in Germania, nei Paesi Bassi e in Francia. In Italia infatti le prime edizioni tradotte sono cinquecentesche, fatto spiegato dallo studioso Goldschmidt, per il fatto che le due opere erano respinte come antiquate dalla società letteraria italiana (Dillon, 1999, p. 291). Nel 1473, a Ulm in Germania, fu stampato per la prima volta il De mulieribus claris, frutto di una collaborazione tra il medico umanista Heinrich Steinhöwel e lo stampatore Johann Zainer. Lo Steinhöwel, che si era laureato a Padova, aveva portato con sé in Germania numerosi manoscritti e quando lo Zainer iniziò la sua attività tipografica, lo affiancò non solo come autore e traduttore ma anche come ispiratore di una nuova linea editoriale, caratterizzata dalla prevalenza di opere di genere nuovo dal punto di vista narrativo-didascalico. L’opera fu dapprima pubblicata in latino e poi ripubblicata in versione tedesca, tradotta dallo stesso Steinhöwel. Questi libri hanno un posto di rilievo nella storia della stampa anche per la qualità delle loro xilografie. Le vignette introducono ogni capitolo, imponendosi al testo per tutta la giustezza della pagina (80 x 110 mm), con un peso grafico che rispetta l’equilibrio dello specchio di stampa. Il suo maggiore illustratore è stato nominato Maestro del Boccaccio dalla prima opera di grande impegno – la serie delle xilografie appunto del De Mulieribus claris. A questo artista, che fu disegnatore e xilografo, possono essere attribuite, anche per l’intaglio, le più belle vignette, comprese quelle in cui compaiono i cartigli e quelle caratterizzate da un intaglio duttile, da linee di contorno sottili e arrotondate e da leggere ombreggiature interne. Nella vignetta (Dillon, 1999, p. 294) dedicata a Tisbe non manca il bosco verso il quale si dirige la fanciulla, ma il racconto si svolge qui, diversamente dal solito, dal fondo verso il primo piano, riservato alla tragica scena finale della morte di Tisbe sul corpo dell’amato. Essa riporta tre differenti momenti della storia: la prima, in ordine cronologico, è il momento che vediamo rappresentato sul fondo, ossia la fuga di Tisbe alla vista della leonessa; la seconda scena è rappresentata sul lato sinistro e mostra la leonessa che ha tra le fauci il velo di Tisbe insanguinato. L’ultima scena è rappresentata in primo piano: Tisbe, alla vista del povero amato senza vita, si uccide lanciandosi sulla spada di Piramo. La lettura della scena è facilitata dall’inserimento dei nomi dei personaggi rappresentati.

Anna Cola