
Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe
Autore: Apollonio di Giovanni
Datazione: 1465
Collocazione: Victoria and Albert Museum, London, n. 4639, 1858
Committenza:
Tipologia: pannello di cassone
Tecnica: tempera
Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe
Soggetto secondario:
Personaggi: Piramo, Tisbe
Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)
Contesto: paesaggio boschivo
Precedenti:
Derivazioni:
Immagine:
Bibliografia: Schubring P., Cassoni. Truhen und Truhenbilder der italienischen Frührenaissance, Verlag von Karl W. Hiersemann, Leipzig 1923, vol. 1, p. 262; Berenson B., Italian Pictures of the Renaissance: Fiorentine School, The Phaidon Press, London 1963, pp. 17-18; Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mithology in the Arts 1330-1990, New York – Oxford 1993, p. 962; Turner J., Enciclopedia of Italian Renaissance & Mannerist Art, MacMillan, London 2000, vol. 1, pp. 78-79.
Annotazioni redazionali: Apollonio di Giovanni, con Marco del Buono Giamberti, era il capo di una officina che lavorava cassoni, la cui attività è ricordata tra il 1446 e il 1463-65 circa. Egli fu influenzato dall’arte di Filippo Lippi, Lorenzo Ghiberti e Paolo Uccello ed era specializzato in lavori nella sfera secolare, come dipinti su cassoni, deschi da parto, spalliere, immagini per devozione privata ed altre decorazioni per mobilio tanto quanto per illustrazioni di manoscritti. I suoi clienti furono mercanti fiorentini, banchieri, notai ed altri. L’organizzazione e i metodi lavorativi di questa grande officina possono essere ricostruiti attraverso un’analisi delle sue opere, che è istruttiva per le pratiche artistiche del quindicesimo secolo. Sebbene Apollonio di Giovanni dipinse poco egli stesso, ebbe però il fermo controllo sopra il rendimento della bottega. Probabilmente egli sembra aver ideato la composizione base per ciascun soggetto e probabilmente eseguì il primo esemplare di esso, che solitamente mostra una chiara inventiva mentre i successivi hanno un disegno più rigido. Una volta che la composizione base era stabilita, varianti potevano essere lasciate agli assistenti perché essi potevano usufruire di manuali di disegni con figure, cavalli, cappelli etc., di cui però non abbiamo più traccia. L’abilità degli assistenti e apprendisti variava grandemente e di conseguenza i compiti assegnati. Apollonio introdusse una schiera di nuovi soggetti alla pittura del Rinascimento. Egli può essere stato il primo ad illustrare i Trionfi del Petrarca e a dipingere eventi recenti di personale significato per il committente. Egli fu il primo pittore del Rinascimento ad illustrare scene tratte dalla mitologia dell’antica Grecia e di Roma e dalla storia; creò anche un esteso, nuovo repertorio di composizioni (Turner, 2000, pp. 78-79). Questo pannello, costituente la testata di un cassone, conservato al Victoria and Albert Museum, raffigura un particolare momento del mito di Piramo e Tisbe: vediamo la fanciulla che giace distesa a terra, supina, accanto ad una fontana mentre Piramo si sta uccidendo. Apollonio di Giovanni riprende il racconto ovidiano ma non completamente, dato che in Ovidio Piramo muore prima di Tisbe. Accanto a questa raffigurazione troviamo quella di Narciso, che sparisce mentre vede la propria immagine riflessa sulla superficie dell’acqua ed Eco ne piange troppo tardi il destino. Nella “novella porrettana” di Giovanni Sabadino degli Arienti (Porretta presso Bologna), stampata intorno al 1483, e precisamente nella IX novella si narra la storia degli amanti Malatesta de’ Corbonesi e Lelia della famiglia Galluzzi, i quali impediti dai genitori di sposarsi, decisero di unirsi in segreto e quando Lelia trova il suo amato morto decide di darsi la morte “in modo non meno deciso di Tisbe”(Sabadino degli Arienti G., Novelle Porretane, a cura di Pasquale Stoppelli, Japadre editore, l’Aquila 1975, pp. 40-46). Entrambe le raffigurazioni dei lati del cassone non provengono dalla medesima mano della testata, ma forse da quella officina che eseguì il cassone Frescobaldi. Sulla testata troviamo sempre impiegata una maggiore accuratezza di esecuzione, in quanto solitamente vi lavorava il capo bottega.
Anna Cola