20: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe 

Autore: Antonio Averlino, detto il Filarete

Datazione: 1433-1445

Collocazione: Città del Vaticano, Basilica di San Pietro, Porta bronzea

Committenza: papa Eugenio IV

Tipologia: scultura

Tecnica: rilievo in bronzo

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi: Piramo, Tisbe

Attributi:

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Roeder H., The borders of Filarete’s bronze doors to St. Peter in Journal of the Warburg and Courtald Institutes, London, X, 1947, pp. 150-153; Antonio Averlino, detto il Filarete, Trattato di Architettura, Il Polifilo, Milano 1972, libro IX; Lord C., Solar imagery in Filarete’s doors to St. Peter’s, in Gazette des Beaux-Arts, LXXXVII, 118, 1976, pp. 143-150; Davidson Reid J. – Rohmann C., The Oxford Guide to Classical Mithology in the Arts 1330-1990, New York – Oxford 1993, p. 962 ; Pope- Hennessy J., Italian Renaissance sculpture, fourth edition, Phaidon Press, London 1996, pp. 225-226, 231; Turner J.,  Enciclopedia of Italian Renaissance & Mannerist Art, MacMillan, London 2000, vol. 1, pp. 521-524; Cieri V. C., L’arte delle Metamorfosi, Decorazioni mitologiche nel Cinquecento, Lithos editrice, Roma 2003, pp. 81, 311-313.

Annotazioni redazionali: la porta bronzea di San Pietro a Roma fu realizzata da Antonio Averlino detto il Filarete, su commissione del papa Eugenio IV Condulmer. I lavori iniziarono nel 1433 e terminarono nel 1445, come si legge nell’iscrizione posta in uno dei riquadri della porta: “die ultima iuli 1445”. L’opera rappresenta uno dei primi importanti tentativi romani di recupero dell’antico, sia nella tipologia dell’oggetto e sia nelle forme. I due battenti sono divisi in sei pannelli di dimensioni differenti. In alto Cristo e Maria in trono, sotto a questi, altri due riquadri con i santi Pietro e Paolo e infine altri riquadri sono dedicati ad episodi storici, legati all’affermazione del potere papale e tutti sono circondati da bordure a volute d’acanto. Tra i girali vi sono, oltre a profili presi da ritratti e monete, scene tratte dalla mitologia classica e dalla storia. Molti soggetti sono indeterminati e quelli che sono stati identificati includono tra le altre scene quella di Piramo e Tisbe. La studiosa Carla Lord (Lord , 1976, pp. 146-147) mette in risalto uno degli aspetti dell’iconografia delle porte: l’immagine di Cristo in trono e la sua associazione con Apollo-Sole. La Lord ritiene che la porta sia una delle prime traduzioni in bronzo di un’ekphrasis classica; la fonte del concetto è la descrizione del Palazzo del Sole in Ovidio. L’identificazione di Cristo con il Sole era luogo comune nella letteratura del Trecento, per esempio Pietro Bercorio nel suo commentario sulle Metamorfosi sottolineò il tema del Cristo-Sole, seduto nel Giudizio, e lo estese a includere l’immagine del papa come Sole che guida la sua congregazione. L’aspetto problematico di questo fregio consiste nel rapporto tra i temi profani e il programma complessivo della porta; gli studi in proposito si sono incentrati soprattutto su una lettura allegorica e moralizzata della mitologia, pervenuta allo scultore attraverso le allegorizzazioni cristiane delle fonti medievali, come in Pietro Bercorio. L’affiancamento della scena di Piramo e Tisbe a quella di Apollo e Dafne, che ebbe la sua prima esposizione in Bercorio, avvalorerebbe proprio questa tesi; in realtà è più corretto fare riferimento, in questa collezione eterogenea di miti all’antica, a una diversa realtà di rappresentazione e significazione che rimonta alla cultura peculiare del Filarete, quale si esprime proprio nel suo Trattato di Architettura. La scena con Piramo e Tisbe è rappresentata sul bordo sinistro dell’anta sinistra della porta. Ci mostra l’iconografia della morte dei due giovani: Piramo è rappresentato per la prima volta in posizione prona, con la faccia rivolta verso l’alto, la spada che fuoriesce dalle reni sulla quale si sta lanciando Tisbe.

Anna Cola