15: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: cofanetto ornato con scene cortesi

Autore: anonimo(scuola francese)

Datazione: prima metà del XIV secolo

Collocazione: Parigi, Museum of Art, Moyen age 1, Rez-de-Chaussée

Committenza:

Tipologia: scultura

Tecnica: intaglio su avorio

Soggetto principale: re Marco, Aristotele, Tisbe, Piramo, Isotta, Tristano, Alessandro (il Grande), Galaad , Lancillotto del Lago

Soggetto secondario:

Personaggi: re Marco, Aristotele, Tisbe, Piramo, Isotta, Tristano, Alessandro (il Grande), Galaad , Lancillotto del Lago

Attributi: spada, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)   

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine:

Bibliografia: Koechlin R., Les Ivoires Gothiques Français, tome second, Catalogue, Paris 1924, pp. 453-454;Schmitt F. Von Mühlenfels, Pyramus und Thisbe, Carl Winter, Heidelberg 1972, pp. 40-41. 

Annotazioni redazionali: questo cofanetto d’avorio di origine francese, ornato con scene cavalleresche, è uno dei più importanti esemplari che ci siano pervenuti dal Medioevo. Il coperchio, che rappresenta l’assalto al ‘Castello d’Amore’, è decorato con dei cavalieri che catapultano delle rose e s’affrontano in un torneo. Il lato sinistro rappresenta Tristano e Isotta, spiati dal re Marco, e un cacciatore che sta uccidendo un liocorno, catturato da una vergine. Il lato destro invece raffigura un cavaliere che libera una dama dal castello di Wodehouse e Galaad che riceve le chiavi del castello delle giovani fanciulle. La parte posteriore raffigura Lancillotto e il leone, Lancillotto che attraversa il ponte, Gawain che dorme sul letto magico e le giovani fanciulle che accolgono i loro liberatori. La scoperta recente del lato anteriore, perso fino al 1800, è ornato con le scene degli amori di Piramo e Tisbe (le due scene a destra), così come Aristotele che insegna ad Alessandro il Grande e Fillide seduta sulla schiena di Aristotele (le due scene a sinistra) (Schmitt-von Mühlenfels, 1972, pp. 40-41). L’anonimo artista di questo cofanetto in avorio si è rifatto alle Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone per raffigurare le varie storie. Mentre il coperchio della cassetta descrive numerose scene della fortuna d’amore, la parte anteriore sembra offrire una contro immagine negativa, in contrappunto all’ordine delle scene. A sinistra siede il maestro Aristotele insieme con Alessandro in una camera; quest’ultimo tiene uno scettro in una mano. Accanto vi è rappresentata la celebre scena di Aristotele che rimprovera al suo scolaro Alessandro il rapporto amoroso con la bella Fillide perché esso è nocivo all’attività della scienza e ordina al padre di proibire l’incontro della coppia. La saggia Fillide però rende pazzo d’amore persino il vecchio sapiente, a tal punto che egli la lascia cavalcare sulla sua schiena. Il trionfante Alessandro beffardamente addita ciò al maestro. Questa storia dovrebbe, da un lato, far capire che la saggezza del mondo senza la virtù cristiana non basta e dall’altro lato illustrare il detto: “Il più vecchio non è privo di stoltezza”. Quest’ultima interpretazione dimostra essere vera se si considera il legame che vi è tra tutte le scene della cassetta d’avorio: Aristotele dà esempio di un uomo anziano, pazzo d’amore; un esempio quindi di amore inadeguato ma non è l’amore in se stesso che è inadeguato per lui, piuttosto lo è solo la cieca passione, che rende l’uomo saggio uno zimbello. Sulla destra di questa raffigurazione vediamo Tisbe su di un albero: come in qualche altra versione medievale, Tisbe si era rifugiata su di esso per paura del leone. Il leone aveva divorato il suo velo; nell’ultimo riquadro a destra, sulla cassetta, troviamo la coppia trafitta dalla spada. Se potessimo tener conto di un’analoga interpretazione del significato della storia di Aristotele, il suicidio come tale sarebbe in minima parte al centro dell’interesse critico, più facilmente invece si potrebbe accogliere come monito della storia una critica alla passione inadeguata. Ciò che emerge dal legame delle immagini non sarebbe l’amore di Piramo e Tisbe in se per sé, respinto dal comportamento mondano e non sarebbe neanche giustificato come male inevitabile, come afferma Boccaccio nel De Mulieribus Claris “peccato dell’età giovanile”, ma la sconsideratezza e l’avventatezza che avevano portato all’infelicità. L’impeto giovanile e la cieca passione sarebbero da rimproverare al modo di vivere e amare del mondo cortigiano.

Anna Cola