10: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe 

Autore:

Datazione: 350-450 d.C.

Collocazione: Toledo, Museo di Santa Cruz, proveniente dalla villa di Materno a Carranque

Committenza: Maternus Cynegius (?)

Tipologia: mosaico

Tecnica:

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi: Piramo, Tisbe, leonessa 

Attributi: spada, mantello moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: scena all’aperto

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine: http://www.oronoz.com/muestrafotostitulos.php?pepido=DECORACION%20MOSAICO&tabla=Claves           

Bibliografia: Fernández-Galiano D., The villa of Maternus at Carranque, in Fifth International Colloquium on Ancient Mosaics, Bath 1987, pp. 199-210; Arce J., El mosaico de “las Metamorfosis” de Carranque (Toledo), in Madrider Mitteilungen Deutsches Archäologisches Institut, 27, 1986, pp. 368-370, fig. 71a; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, (LIMC) Pyramos et Thisbe, Artemis, Zurigo-Monaco 1994, Vol. VII/1, p. 606; Dunbabin K. M. D., Mosaics of the Greek and Roman World, University Press, Cambridge 1999, pp. 152-155.

Annotazioni redazionali: gli scavi a Carranque (Dunbabin, 1999, p. 155) hanno portato alla luce una serie di strutture includenti anche una basilica colossale, con pavimento e pareti, decorati con mosaici e ‘opus sectile’, usando quindi marmi costosi importati e porfido. La principale costruzione residenziale contiene due grandi pannelli con scene mitologiche, situata al centro di tappeti geometrici policromi, nella quale si trovano le principali stanze di ricevimento. Il pannello mostra un cacciatore nudo mentre sta cacciando un cinghiale: la presenza di Marte e Venere, che lo stanno osservando su un lato, suggerisce l’identificazione come la morte di Adone. Il secondo pannello di circa due metri quadrati, al centro di una stanza dalla inusuale forma quadrilobata, rappresenta Achille e Briseide. Un bacino semicircolare nel peristilio, proprio di fronte all’entrata di questa stanza, contiene una testa di Oceano fra pesci e creature marine. Altre scene mitologiche decorano un’altra stanza, identificata da un’iscrizione come cubiculum. Il pavimento era qui composto, seguendo uno schema comune, di un cerchio centrale e semicerchi sui lati. Il medaglione centrale mostra una figura femminile nimbata, probabilmente un’allegoria come la ‘Felicitas’; nei semicerchi ci sono scene mitologiche, scelte per i loro comuni temi di amore e metamorfosi: Diana e Atteone, Hyla e le ninfe, Piramo e Tisbe (unico esempio a questa data nell’Impero occidentale) e probabilmente Nettuno in forma di cavallo mentre si avvicina ad Amimone. Delle iscrizioni su due dei mosaici contengono le firme di due diverse botteghe di mosaicisti, una sul cubiculum con le scene di metamorfosi (che anche contiene un saluto a Materno, presumibilmente il proprietario della villa), l’altra nella stanza con Achille e Briseide. Lo stile figurativo nelle due stanze è davvero molto diverso: vivace ma anatomicamente un po’ grossolano nel mosaico delle metamorfosi, più semplice e classico in quello di Achille. La documentata presenza di due officine nella medesima casa è di grande interesse; non c’è nessuna testimonianza che un gruppo di mosaicisti sia di epoca più tarda (la vita della casa appare essere stata breve), cosicché le due officine lavorarono più o meno contemporaneamente. La data di costruzione della villa appare essere la seconda metà del IV secolo; anche sulla base di ciò che si sa a quella data è chiaro che i proprietari dovevano essere di elevata ricchezza e di alto livello sociale. Lo studioso Fernández-Galiano (Fernández-Galiano, 1987, p. 210) suggerisce un’identificazione con Maternus Cynegius, un eminente ministro dell’imperatore Teodosio. Il mosaico con Piramo e Tisbe presenta al centro la fanciulla che indossa una tunica lunga mentre fugge a sinistra, volgendosi verso una leonessa che invece si allontana a destra. Quest’ultima porta tra i denti un lembo di stoffa insanguinato. Sul fondo vediamo un arbusto. Inginocchiato a sinistra, Piramo, con il mantello gettato sulle spalle, circonda con il braccio sinistro il tronco di un albero dai frutti bianchi. Le sue gambe, a partire dalle ginocchia, hanno l’aspetto di un corso d’acqua con i suoi affluenti. Possiamo quindi affermare che questo mosaico è molto interessante per la sua insolita iconografia: ci mostra infatti la metamorfosi di Piramo in fiume, come nella tradizione orientale (Cfr. schede opera 06, scheda opera 07, scheda opera 08 e scheda opera 09), e nello stesso tempo troviamo gli elementi della narrazione ovidiana, come la leonessa con il velo insanguinato, l’albero del moro con i frutti bianchi e Tisbe che fugge alla vista della leonessa.

Anna Cola