
Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe
Autore:
Datazione: fine II secolo – inizio III secolo d.C.
Collocazione: Antiochia, Casa del Portico di Seleucia
Committenza:
Tipologia: mosaico
Tecnica:
Soggetto principale: Piramo e Tisbe come divinità fluviale
Soggetto secondario:
Personaggi: Piramo, Tisbe
Attributi: serto di foglie acquatiche (Piramo); serto di foglie acquatiche (Tisbe)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagine:
Bibliografia: Levi D., Antioch Mosaic Pavements, Princeton University Press, London 1947, pp. 105-110; Baldassarre I., Piramo e Thisbe: dal mito all’immagine in L’art décoratiƒ à Rome (1981), p. 346, figg. 7-8; Knox P. E., Pyramus and Thisbe in Cyprus, in Harvard Studies in Classical Philology, vol. 92, Harvard University Press, Cambridge 1989, p. 326, pl. 3; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, (LIMC), Artemis, Zurigo-Monaco 1994, Vol. VII/1, pp. 605-606.
Annotazioni redazionali: quattro pannelli quadrati, contenenti ciascuno un busto che personifica ora un fiume ora una sorgente, identificati dalle iscrizioni, sono stati trovati in un portico detto “portico dei fiumi” (o portico ovest), su un complesso di abitazioni, al di sopra del porto di Seleucia. Questi pannelli fanno parte di un gruppo di mosaici che decoravano due lunghi portici con colonnati, i quali circondavano due ampi cortili aperti; probabilmente appartenenti a una o due case. I quattro pannelli quadrati hanno busti di divinità fluviali: Alfeo fa pendant con Aretusa mentre Piramo con Tisbe. Iniziando dall’angolo sud il primo pannello ha motivi geometrici, formati da ottagoni intrecciati; segue quello di Alfeo, con la testa lievemente girata verso la spalla sinistra, sulla quale proietta un’ombra scura, i folti e ricci capelli sono adornati con una sorta di corona con foglie acquatiche. Il terzo pannello ha nuovamente motivi geometrici con cerchi e losanghe intrecciate. Il busto di Aretusa è quello successivo, sfortunatamente molto danneggiato su un lato, con capelli morbidi e dall’aspetto bagnato, che le cadono sulle spalle e sui capelli una corona, come quella di Alfeo; la sua testa è lievemente girata a destra. I due pannelli centrali, cioè il quinto e il sesto, hanno decorazione geometrica. Il settimo pannello presenta il busto di Tisbe, simile a quello di Aretusa ma con due ciocche di capelli divisi su ognuna delle sue nude spalle. La testa è rivolta verso la spalla sinistra, gli occhi stanno guardando avanti, le labbra sono chiuse. Dopo un altro riquadro geometrico si trova il pannello con il busto di Piramo; la testa girata verso la spalla destra, gli occhi, che sono più espressivi di quelli di Alfeo, guardano verso un lato, la bocca è semi-aperta. Il decimo pannello, con motivi geometrici, è identico al primo. Abbiamo già incontrato un busto di Piramo sul pavimento della Casa di Cilicia (Cfr. scheda opera 07), usato presumibilmente come una determinazione topografica di quella provincia, con altri fiumi della stessa regione. Ma le immagini astratte dei fiumi e delle fonti nella forma di teste umane, coronate di foglie acquatiche, che erano usate già nei primi tempi dell’arte greca, furono molto presto adattate nella decorazione di pavimenti e pareti, per semplici scopi ornamentali e riempitivi, avendo perso completamente il significato mitologico e geografico come per le teste delle Stagioni, delle Baccanti e dei Venti. I nomi dei fiumi e delle sorgenti, che determinano i busti di questi quattro riquadri, cioè Alfeo, Piramo, Aretusa e Tisbe, sono stati scelti tra i più famosi dell’antichità, non per la loro portata ma per le celebri leggende ad essi legate. Lo studioso Levi (Levi, 1947, pp. 105-110) afferma che il mosaicista che ideò la raffigurazione di questi mosaici non ebbe un’idea nuova in quanto si sarebbe ispirato ai racconti già presenti nella letteratura greca, che parlavano degli sfortunati amori di Piramo e Tisbe e di Alfeo e Aretusa. E per questa nota umana che domina il mito, il fiume d’Arcadia è tra i pochi fiumi rappresentati fin dall’antichità in forma completamente umana, senza i corni e gli altri attributi, che li caratterizzano proprio come fiumi. Secondo lo studioso Knox (Knox, 1989, p. 326), questo mosaico è forse l’unica rappresentazione che ci è pervenuta di Tisbe trasformata in sorgente.
Anna Cola