
Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe (?)
Autore:
Datazione: inizio III secolo d.C.
Collocazione: Cilicia
Committenza:
Tipologia: moneta
Tecnica: fusione
Soggetto principale: Piramo e Tisbe come divinità fluviali
Soggetto secondario:
Personaggi: Piramo, Tisbe
Attributi: mantello (Piramo); velo, braccia aperte (Tisbe)
Contesto:
Precedenti:
Derivazioni:
Immagine:
Bibliografia: Knox P. E., Pyramus and Thisbe in Cyprus, in Harvard Studies in Classical Philology, vol. 92, Harvard University Press, Cambridge 1989, p.327, fig. 4; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, (LIMC) Pyramos et Thisbe, Artemis, Zurigo-Monaco 1994, Vol. VII/1, pp. 605-606, fig. 3a, 5, 7a, 16.
Annotazioni redazionali: l’identificazione di Piramo come una giovane divinità fluviale si trova riflessa nella coniazione delle monete della Cilicia. Piramo appare dapprima sul rovescio di monete, datate al I secolo a. C., coniate a Hierapolis-Kastabala, chiara testimonianza che la personificazione come divinità fluviale ebbe una vita prima di Ovidio. Piramo continuò ad essere rappresentato sulle monete di Hierapolis e in altre città della Cilicia durante il periodo imperiale. Le due più comuni pose (Knox, 1989, pp. 326-327) ritraggono la divinità fluviale che nuota o distesa, la parte bassa del corpo drappeggiata, con il suo braccio sinistro appoggiato su un’urna rovesciata o su un corno d’abbondanza. Una moneta raffigura Piramo al di sopra di un ponte a cinque archi, sormontato da una porta monumentale, che tiene un corno d’abbondanza e una canna palustre. Su un’altra moneta del I secolo d. C. troviamo raffigurato Piramo, che si rivolge verso la Tyche, assisa verso destra. Ma c’è una iconografia rara qui presa in esame, rappresentata solamente da due monete dell’inizio del III secolo d. C., provenienti da Mopsus in Cilicia. Essa raffigura Piramo disteso, con la base del corpo drappeggiata, appoggiato con i gomiti su un vaso rovesciato ed una canna nella mano destra; davanti a lui una figura femminile, in piedi o seduta verso sinistra, nuda fino alla vita, con un pesce nella mano sinistra, forse rappresenta una ninfa. La sua identità infatti sollecita delle ipotesi, sebbene soltanto uno studioso, Peter Knox (Knox, 1989, p. 327), ha fatto la plausibile supposizione che potrebbe trattarsi di Tisbe. Con tale evidente, ricca, tradizione iconografica locale lo studioso ritiene che le ipotesi di un influsso dell’arte occidentale appaiono quindi poco verosimili.
Anna Cola