05: Piramo e Tisbe

Titolo dell’opera: Piramo e Tisbe 

Autore:

Datazione: III secolo d. C.

Collocazione: Ostia, Museo, 10115, dalla necropoli dell’Isola Sacra (tomba 87)

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: affresco

Soggetto principale: la morte di Piramo e Tisbe

Soggetto secondario:

Personaggi: Piramo, Tisbe

Attributi: spada, mantello, moro (Piramo); velo, moro (Tisbe)

Contesto: paesaggio boschivo

Precedenti:

Derivazioni:

Immagine: Calza G., La Necropoli del Porto all’Isola Sacra, Libreria dello Stato,Roma 1940, fig. 49 e tav. IV.

Bibliografia: Calza G., La Necropoli del Porto all’Isola Sacra, libreria dello Stato,Roma 1940; Calza R.-Floriani Squarciapino M., Museo Ostiense, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1962, pp. 119-120; Baldassarre I., Piramo e Thisbe: dal mito all’immagine in L’art décoratiƒ à Rome (1981), p. 343; Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae (LIMC), Pyramos et Thisbe, Vol. VII/1, Artemis, Zurigo-Monaco 1994, Vol. VII/1, pp. 606-607.

Annotazioni redazionali: questa pittura murale (Calza, 1940, pp. 114-117), ora al museo di Ostia (la pittura infatti è stata strappata e si trova ora al Museo) appartiene alla tomba 87 della necropoli dell’Isola Sacra. Era collocata sulla parete di fondo della tomba, sotto la nicchia principale. Essa raffigura a sinistra, Piramo steso verso destra, ai piedi di un albero. A destra, Tisbe seminuda, inginocchiata di fronte, si trafigge con la spada il petto. E’ un dipinto assai più tardo degli altri della tomba ed ha un carattere popolare nella sua rozza, patetica ingenuità. I dipinti della tomba ci riconducono alle tendenze e ai gusti artistici dell’età adrianea, volta verso il classicismo e la tendenza della pittura verso elementi statuari. Infatti anche i dipinti dell’Isola Sacra sembrano privi di caratteristiche pittoriche propriamente dette. E’ soprattutto la figura umana, nella sua nudità come pallido ricordo dell’arte statuaria classica, che attira il decoratore nel problema di riempire gli spazi vuoti, il quale non sembra preoccuparsi né dei colori, né degli sfondi, né di prospettiva, né di isolare il quadro per mezzo di una incorniciatura. La mancanza di individualità nelle figurazioni umane, la tendenza a idealizzare il corpo umano in un disegno sobrio e con decorazione assai ristretta, il fondo o naturale o appena dipinto, senza alcuna composizione pittorica ed architettonica e una certa parsimonia nei dettagli. Il Calza (Calza, 1940, p. 114), sulla base di osservazioni stilistiche e della evidente rozzezza di esecuzione, data il dipinto al III secolo; tale datazione è ripresa nel catalogo del Museo di Ostia. Tale pittura (Baldassarre, 1981, p. 343) si differenzia dalle precedenti esaminate, in quanto dal punto di vista iconografico si situa nella serie di copie che impoveriscono gli elementi formali, privilegiando però la drammaticità dell’evento. Non vi è nessun elemento architettonico o di paesaggio, tranne l’alberello che inquadra a sinistra la scena. Le figure dei due giovani nello schema consueto, Piramo già cadavere e Tisbe in atto di uccidersi, sono tenute separate e senza alcuna relazione tra di loro: è stato eliminato così il soliloquio di Tisbe sul corpo di Piramo morto, che connotava romanzescamente il gesto del suicidio. Tutti gli elementi di drammaticità sono stati collocati nel volto della protagonista, che si mostra quasi isolata e sembra una maschera tragica. L’esecutore del dipinto ha voluto dare risalto alla morte violenta dei due protagonisti e non all’antefatto romantico della storia. La tematica della morte violenta sembra infatti essere il tema conduttore di tutta la decorazione della tomba.

Anna Cola