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Fine V-inizio VI sec. d.C.

NONNO DI PANOPOLI, Le Dionisiache, libro VI, vv. 339-355; libro XII, vv. 84-85

Testo tratto da: Nonno di Panopoli, Le Dionisiache, a cura di D. Gigli Piccardi, vol. I, Rizzoli, Milano 2003, pp. 504-507, pp. 824-825

VI, 339.355

E il Nilo, riversando dalle sette bocche la sua acqua feconda,

si imbatte nel suo errare con Alfeo, sfortunato in amore;

l’uno vuole insinuarsi nei solchi fertili,

perché la sua sposa assetata goda dei suoi umidi baci,

l’altro, vistosi deviare dal solito percorso marino,

si lascia trasportare in preda all’angoscia; vedendo procedere

insieme a loro l’amabile Piramo, l’Alfeo esclama:

“Nilo, che farò se Aretusa scompare?

Piramo, perché questa fretta? A chi hai lasciato la tua Tisbe?

Felice l’Eufrate, ché non ha mai provato il pungolo degli Amori!

Sento nello stesso momento gelosia e timore che il Cronide,

trasformato in acqua, si corichi accanto alla mia amata Aretusa.

Temo che la tua Tisbe diventi oggetto delle sue effusioni!

Piramo, consolazione d’Alfeo, non ci sconvolge entrambi

La pioggia di Zeus, quanto il dardo della dea nata dalla schiuma!

Seguimi, mi guida la fiamma d’amore e mentre vo cercando Aretusa

Di Siracusa, tu, piramo, cerca le tracce della tua Tisbe.

 

libro XII, 84-85

E poi Tisbe, divenuta acqua con Piramo, entrambi coetanei

E innamorati l’uno dell’altro…