1584
GIORDANO BRUNO, Lo spaccio della bestia trionfante, Dialogo Secondo
SAULINO: Or vengamo ad considerar quel ch'è fatto di Perseo e della sua stanza.
SOFIA: «Che farai, o Giove, di questo tuo bastardo che ti festi parturire a Danae?» disse Momo. Rispose Giove: «Vada (se cossí piace al senato intiero), perché mi par che qualche nuova Medusa si trova in terra, che non meno che quella di già gran tempo è potente di convertere in selce col suo aspetto chiumque la remira: vada a costei non come mandato da un nuovo Polidette, ma come inviato da Giove insieme con tutto il senato celeste; e veda se secondo la medesima arte possa superare tanto piú orribile quanto piú nuovo mostro». Qua risorse Minerva dicendo: «Et io dal mio canto non mancarò d'accomodargli non men commodo scudo di cristallo con cui vegna ad abbarbagliar la vista de le nemiche Forcidi messe in custodia de le Gorgoni; et io in presenza voglio assistergli sin tanto che abbia disciolto il capo di questa Medusa dal suo busto»; «Cossí» disse Giove, «farai molto bene, mia figlia: et io te impono questa cura nella qual voglio che t'adopri con ogni diligenza. Ma non vorei che di nuovo faccia che a danno de gli poveri popoli avenga che per le stille che scorreranno da le vene incise vegnano generati nuovi serpenti in terra, dove a mal grado de miseri vi se ne ritrovano pur assai e troppo. Però montato sul Pegaso che verrà fuori del fecondo corpo di colei, discorra (riparando al flusso de le goccie sanguinose) non già per l'Africa dove di qualche cattiva Andromeda vegna cattivo: dalla quale avinta in ferree catene, vegna legato di quelle di diamante; ma col suo destriero alato discorra la mia diletta Europa; et ivi cerca, dove son que' superbi e mostruosi Atlanti, nemici de la progenie di Giove, da cui temeno che gli vegnan tolte le poma d'oro che sotto la custodia e serragli de l'Avarizia et Ambizione tegnono occolte. Attenda ove son altre piú generose e piú belle Andromede che per violenza di falsa religione vegnono legate et esposte alle marine belve. Guarde se qualche violento Fineo constipato dalla moltitudine di perniciosi ministri viene ad usurparsi i frutti dell'altrui industrie e fatiche. Se qualche numero de ingrati, ostinati et increduli Polidetti vi presiede, facciasegli a il specchio tutto animoso innante, presentegli agli occhi ove possono remirar il suo fedo ritratto, dal cui orrendo aspetto impetrati perdano ogni perverso senso, moto e vita»; «Bene ordinato il tutto,» dissero gli dèi, «perché è cosa conveniente che gionto ad Ercule che col braccio della Giustizia e bastone del Giudicio è fatto domator de le corporee forze, compaia Perseo che col specchio luminoso della dottrina e con la presentazion del ritratto abominando de la scisma et eresia, alla perniciosa conscienza de gli malfattori et ostinati ingegni metta il chiodo togliendoli l'opra di lingua, di mani e senso».