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1375-1377

GIOVANNI de’ BONSIGNORI, Ovidio Metamorphoseos vulgare, capp. XXXVI-XXXVIII, XLVI

edizione critica a cura di Ardissimo E., Bologna, 2001

 

Come Perseo se partì dallo re Polidotto ed andò al monte de Atalante, dove stava Medusa. Capitulo XXXVI

Perseo, poi che fu così armato, andò tanto per sue giornate che arrivò dove ch'era Medusa con due sue sorelle, imperciò che lo re Forco ave tre figliuole, cioè Steno, Euriale e Medusa. Poi che lo re fu morto, remase el regno a Medusa, la quale era de più dì ed era stata bellissima donna e mo era diventata tanto laida che ogni persona che lla vedeva deventava pietra. Questa donna stava al monte Atalante, le sue sorelle stavano sulla porta e guardavano questa loro sorella, e fra ambedue queste donne era solo uno occhio, el quale volava quando ad una e quando a l'altra, secundo aveano bisogno de vedere. Perseo andò in  quelluoco e cominciò a nasconderse; ma, vedendo l'occhio che volava, subito così volando el furò. Ed allora intrò nel castello dove vidde infinite imagini de uomini, le quali erano tutte di sasso desimigliato uno aspetto dall'altro, ed anco c'erano infinite imagini de fiere.

 

Come Perseo trovò Medusa ed uccisela e della creazione della fonte o de Parnaso. Capitulo XXXVII

Andando Perseo dentro nel castello, arrivò nel palagio dove stava Medusa e, intrato dentro, cominciò a riguardare dentro allo scudo del cristallo ciò che Medusa facea, e tanto stette a riguardare ch'ello vidde sì come Medusa voleva dormire. Ed allora pianamente s'appressò allei e, gittato che gli ebbe el falcione, sì li tagliò la testa. El capo cade in terra, allora la terra se bagnò molto de quillo sangue, della quale mollatura sì nacque uno cavallo con le ale, el quale cominciò a volare fine che 'l fu al monte de Parnaso, el quale se puse a sedere sopra Elicon, cioè su in una parte del monte la quale è così nominata. El cavallo, sì come fu in quel luoco, incominciò a cavare con l'onge, e tanto cavò che lli apparve una bella fonte, la quale fonte è dedicata a nove Muse, cioè a nove scienze. Fatto questo, Perseo tolse quel capo de Medusa e con esso, portandolo coperto sotto lo scudo, volò per l'aire.

 

Come per lo sangue de Medusa se 'ngeneraro molti serpenti. Capitulo  XXXVIII

Perseo se levò per aire con lu capo de Medusa e volò verso le parti de Libia, sì come la dea Pallas li avea ditto. Così volando, cadeano le gocce del sangue del capo de Medusa per terra, del quale nacquero infiniti serpenti, li qua' Lucano nomina nel suo ottavo libro. Poi andò per tutto 'l mondo, errando a muodo de una nuvola, ed andò verso l'Oriente, e verso l'Austro, e verso l'Occidente, e verso l'Arcadia, tanto fine che la notte se fece.

 

Come Perseo conta delli fatti de Medusa. Capitulo XL VI

Sì come ave fatta sua resposta, pregò Perseo che lli dicesse in che modo egli avea morta Medusa e come l'avea tagliato cl capo; allora Perseo comenzò e voleva nunziare el fatto, ed uno della corte disse: «Deh, dicetemi perché essendo ella tanto bella diventò poi tanto brutta». Perseo rispose e disse: «Perché tu me hai domandato, degno se' de resposta e perciò così te dico. Vero è» disse Perseo «che Medusa fu bella quanto che se dice, e sono alcuni che lla viddero e dicono ch'ella avanzava de belleze ogni altra donna, e fra le altre sue belleze ella aveva uno bello capo con biondi e longhi capelli. E fra gli altri soi amatori Nettunno l'amò oltra mesura, ed una volta, essendo nello tempio della dea Pallas, Nettunno sopravenne. e prese in cl tempio amore de lei denanti alla dea Pallas. Allora Pallas, dea della castità, fu indignata, ma perché non potea pigliar vendetta de Nettunno, ch'era dio, sì la prese de Medusa: e sì com'ella era daprima bellissima così per contrario la fece turpissima e sozza. Come avea el capo bello, così li fece el capo de serpenti ed ogni capello era uno serpente; e così come per bellezza ogni gente tirava a sé, così per la sua laidezza ogni gente fugeva da lei, intanto che, qualunque persona per sua sciagura l'avesse veduta, subito deventava de pietra. E qui se determinano le favole e lo testo del quarto libro de Ovidio.

 

Allegoria vigesimasesta. Segnata per EE

La vigesimasesta allegoria è de' gravamenti mutati in sassi; ciò se intende: Gorgone è opera della terra, come ditto è, ma <come> quelle cose che provengono della terra, cioè le devizie, gravano l'anima, così li gravamenti della terra, sopre che è posto el Gorgone, deventano pietre. Ed altro non vuoI dire se non che per le cose gravi mutate in pietre intepdo el peso della terra nello animo de l'orno, el quale el fa devenire sì come pietra.

 

Allegoria vigesimasettima. Segnata per FF

La vigesimasettima allegoria è la moltiplicazione de quelli coralli; onde devemo così intendere: quando li vizii sono multiplicati, li quali non essendo spenti multiplicano, come dice Ovidio che multiplicarono quelli coralli in mare. Ma dice che se <se> manifestano, cioè che 'l sole vega quelle raiche, invaniscono e non vengono a perfezione e così, quando la virtù repreme el vizio, non pò el vizio multiplicare né andare innanze.

 

Allegoria vigesimaottava ed ultima. Segnata per CC

La vigesimaottava allegoria è de' quelle due sorelle de Medusa, le quali aveano solo uno ochio; per queste s'intende li terrori e li dubii, li quali sono sopra della terra, li quali infestano e guastano le forze e gli animi boni delle genti. L'una è chiamata Stenio, cioè debelezza; l'altra è ditta Euriale, cioè senza frutto, enfra le quali è solo uno occhio, el quale corre all'una ed all' altra. Ciò vuole dire che poi che l'uomo è senza frutto, viene in debilitade; questo occhio fu preso da Perseo, cioè da l'uomo virtuoso. Dice l'autore che Medusa facea la gente deventare sasso e dice che Perseo la uccise, ciò vuoI dire che l'uomo virtuoso occide ogni vizio; e tolse lo scudo dello specchio ed el coltello, cioè quello falcione de Mercurio. Ciò se intende per l'arme della veritade, cioè la eloquenza, del quale colpo, dice Ovidio, che ne nacque uno cavallo con l'ali; ciò se 'ntende per la fama, la quale vola per lu mondo ed edifica una fonte dedicata alli poeti,perciò che li poeti sempre sono atti ad acquistare fama. Devemo sapere che questa esposizione è morale, ma fo vero che Perseo è figliuolo de Giove, re dell'isola de Creti, ed ingeneròlo de Danne, figliuola del re Acrisio, lu quale, trovando la figliuola in fallo, la mise in una nave, lei e lo figliuolo, li quali arrivarono allo re Polidotto. Questo re, vedendo Perseo de bono aspetto, lo fece studiare onde fu sommo filosofo; appresso fu ardito e franco, onde el re el mandò ad acquistare le terre de Medusa, la quale era tanto forte de gente e de tesoro che chi la contrastava remanea immobile come pietra che contra lei non avea potenza. Perseo andò in quel luoco e con ingegno e forza li tolse tutte le sue terre, ad ultimo la uccise; e fu tanto questa sua vittoria che ogni persona che a llui contrastava deventava immobile, cioè pensando com' elli aveva conquistata Medusa e le sue terre, non aveano contra de lui nisuno ardire. E vero fo ch'elli conquistò Andromada, la quale per le peccata della madre non trovava marito e volevala el suo zeo. Costui uccise la bellua marina, questo era uno serpe che ogni dì infestava quelle contrade intanto che le sorti erano andate sopra Andromada. Perseo vedendo la bellua liberò Andromada e tolsela per moglie, pnde seguitò la briga tra lui e 'l fratello del padre de Andromada, sì come se dirà. Per la bellua potiamo ancora intendere moralmente el demonio, el quale è pieno de tutti li vizii, li quali sono morti dalle virtudi; per Perseo che avesse l'alie, ciò se 'ntende l'uomo virtuoso, el quale ha le penne angeliche. E qui farrimo fine alle allegorie del quarto libro de Ovidio. Dea gratias.