59: Perseo e Andromeda

Titolo dell’opera: il re Cefeo e la regina Cassiopea ringraziano Perseo per aver liberato Andromeda

Autore: Pierre Mignard (1612-1695)

Datazione: 1679

Collocazione: Parigi, Louvre

Committenza: Luigi II di Borbone, detto il Grand Condé (1621-1686)

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (1,5 x 1,98 m)

Soggetto principale: Cefeo e Cassiopea ringraziano Perseo per aver liberato Andromeda

Soggetto secondario: Andromeda viene liberata da un amorino; a sinistra una folla di persone

Personaggi: Perseo, Andromeda, Cefeo, Cassiopea, altre figure

Attributi: spada, Pegaso, testa di Medusa (Perseo); catene (Andromeda); corona (Cefeo)

Contesto: paesaggio costiero

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://www.wga.hu/frames-e.html?/html/m/mignard/pierre/perseus.html

Bibliografia: Le peintre, le roi, le héros: l'Andromède de Pierre Mignard, a cura di Boyer G.C., Ed. de la Réunion des Musées Nationaux, Parigi 1990; Pierre Mignard "le Romain", actes du colloque organisé au Musée du Louvre par le Service Culturel le 29 septembre 1995, a cura di Boyer G.C., La Documentation Française, Parigi 1997

Annotazioni redazionali: il dipinto fu commissionato nel 1676 dal principe di Condé, per il castello di Chantilly dove si ritirò negli ultimi anni della sua vita. Esistono numerose lettere che testimoniano lo stretto rapporto tra il committente e l’artista, che consegnò l’opera tre anni dopo. Il momento raffigurato è molto particolare, tanto da costituire un hapax nella tradizione iconografica del mito di Perseo e Andromeda: il ringraziamento dei genitori di Andromeda a Perseo per aver salvato la figlia, episodio che non trova alcun riscontro neppure nelle fonti. Particolare anche la composizione del dipinto: Mignard riprende la tripartizione della scena dalla Galleria Farnese affrescata da Annibale Carracci (Cfr. scheda opera 42), a lui nota grazie a una serie di stampe di Jacques Belly; da qui riprende anche la figura della donna che alza le braccia al cielo nella folla e la posa di Andromeda. Differenza eclatante rispetto al modello romano il fatto che al centro, come asse della composizione, non troviamo più la fanciulla incatenata allo scoglio, ma Perseo, vero e proprio protagonista dell’opera. Questi è raffigurato in maniera particolare, poiché privo dei suoi classici attributi, è vestito come un imperatore romano. Sappiamo che nel 1691 Michel Corneille eseguì sempre per Luigi II la Gloria del Grand Condé, in cui questi appariva raffigurato come un’imperatore romano; è dunque evidente l’intenzione di uguagliare Perseo al Grand Condè. Questi, politico e militare, aderì alla Fronda dei Principi (1650-53): dopo aver costretto in un primo momento Mazzarino alla fuga, fu poi sconfitto e costretto a rifugiarsi in Spagna; tornò in Francia solo dopo la Pace dei Pirenei (1659) e fu reintegrato nel suo grado, ottenendo numerose vittorie nella Franca contea contro la Spagna. Egli si configura quindi come un nuovo Perseo, come colui che ha liberato la Francia dai suoi nemici e a cui, di conseguenza, spettano gli onori più grandi. In questa rilettura politico-allegorica gli elementi fantastici del mito, come il mostro marino o Pegaso, sono relegati ai margini della composizione. Come nel dipinto di Vasari (Cfr. scheda opera 37), anche qui il particolare della nascita del corallo dal contatto del sangue di Medusa con delle alghe è posto nel momento errato del racconto, ma non sembra avere le stesse implicazioni riscontrate nell’opera fiorentina.

Chiara Mataloni