48: Perseo e Andromeda

Titolo dell’opera: Andromeda

Autore: Rembrandt Harmenszoon Van Rijn (1606-1669)

Datazione: 1630ca

Collocazione: The Hague, Mauritshuis, Koninklijk Kabinet Van Schilderijen (dal 1946); già collezione del banchiere Ch.A.M. de Proli fino al 1785; Jonkheer  R.L. van der Bosch, Brussel, fino al 1905; acquistata dal  Dr. A. Bredius

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: Olio su tavola (34.0 x 24.5 cm)

Soggetto principale:

Soggetto secondario:

Personaggi: Andromeda

Attributi: polsi legati,  nudità parziale (Andromeda)

Contesto: Scoglio con vegetazione

Precedenti:

Derivazioni:

Immagini: http://amweb.free.fr/andart/fr/txt/17_holl.htm

Bibliografia: De Vries A.B.,  Rembrandt in the Mauritshuis, Alphen can den Rjin, Sijthoff & Noordhoff 1978, pp. 63-71; Tumpel C., Rembrandt,  Rizzoli, Milano 1991, pp. 42-43; Bruyn J.– Haak, A corpus of Rembrandt paintings, Stichting Foundation Rembrandt Research project, The Hague 1982, vol. I , pp. 309-314; Van Dongen D.D.- Tazartes M., Rembrandt, “Art Dossier”, 65, Giunti, Firenze1992,  p. 24.

Annotazioni redazionali: quest’ opera appartiene al Rembrandt del periodo di Leida, sia per l’interesse dimostrato durante quegli anni per i soggetti mitologici tratti dalle Metamorfosi di Ovidio (Saskia in veste di Flora del 1634; Il ratto di Ganimede  del 1635 Dresda) sia per lo stile, che risulta essere molto vicino al Geremia, dipinto nel 1630, per la tendenza ad accentuare il contrasto tra luce e ombra e a descrivere lo sfondo in maniera piuttosto sommaria. Il dipinto rappresenta Andromeda seminuda, legata alla roccia con le mani sopra la testa e lo sguardo rivolto verso il mare. Inizialmente erano state realizzate anche le gambe e non è chiaro quando esattamente siano state coperte dipingendovi sopra la roccia, né se sia da considerarsi un intervento rembrandtiano; di certo si sa che non erano previsti né Perseo né il mostro. La tavola, infatti, risulta essere stata fortemente accorciata sia sul lato destro che sul lato sinistro, ma non dello spazio necessario perché anche Perseo vi potesse essere inserito. Dunque Rembrandt isola la figura di proposito per esaltare il momento drammatico: l’attimo prima dell’assalto del mostro. La probabile fonte d’ispirazione è l’Andromeda realizzata da J. De Ghyen II nel 1609 circa come illustrazione del Sintagma Arateorum di Hugo Grotius. Il testo si rifà a un poema astronomico del IV sec. (Arato, Phaenomena),  conservatosi in un manoscritto del IX sec. ubicato nella Biblioteca di Leida, dal quale De Ghyen copia la rappresentazione della “Costellazione di Andromeda” (Cfr. scheda opera 16). Di conseguenza, la soluzione risulta molto più vicina alla rappresentazione tradizionale della principessa  nell’antichità, la quale è quasi sempre vestita, che alla  tradizione manierista a lui più vicina in cui la scelta della nudità era un espediente per gli studi sulle sinuosità del corpo (Cfr. scheda opera 40).

Francesca Pagliaro