
Titolo opera:Andromeda e Perseo
Autore: Domenico Fetti
Datazione: 1621-1622
Collocazione: Vienna, Kunthistorisches Museum
Committenza:
Tipologia: dipinto
Tecnica: olio su tavola
Soggetto principale: Perseo che libera Andromeda
Soggetto secondario:personaggi sulla costa
Personaggi: Perseo, Andromeda, drago marino, Pegaso
Attributi: elmo alato, calzari alati, Pegaso (Perseo); catene (Andromeda)
Contesto: paesaggio marino
Precedenti:
Derivazioni: Quirin Boel, Andromeda e Perseo, incisione, 1660
Immagini:
Bibliografia: Safarik E.A., Domenico Fetti (1588/89-1623), Electa, Milano 1996, pp. 100, 110-112
Annotazioni redazionali:La tavola faceva in origine parte, insieme ad altre due sempre del Fetti (Galatea e Polifemo, Leandro ed Ero), di una medesima serie decorativa, ma è difficile decidere se si trattasse di un fregio, di pannelli di un mobile, frontali di un cassettone, o parti di una spalliera, eseguiti dall’artista nel tardo periodo mantovano, forse tra il 1621-1622, o all’inizio di quello veneziano. I tre dipinti sono stati acquistati a Venezia nell’ottobre del 1637, dal duca James VII, secondo marchese di Hamilton. La tavola con Perseo e Andromeda, risulta documentata nella collezione Hamilton, in un inventario redatto prima del 1643 e descritta ancora nel 1649 alla morte del duca; in seguito venne acquistata da Leopoldo Guglielmo d’Austria e collocate nel suo palazzo a Bruxelles, dove David Teniers il Giovane ne esegui delle copie. Successivamente l’intera raccolta del duca venne trasferita a Vienna, dove il dipinto appare citato nell’inventario del 1659 e considerata opera di Domenico Fetti. Quirin Boel nel 1660 fornì per una raccolta di stampe un’incisione tratta da Andromeda e Perseo, di notevole valore perché attesta lo stato del dipinto ancora integro, prima della sua mutilazione sul lato destro, dove, sulla riva del mare appariva un gruppo d’astanti insieme ai genitori di Andromeda. Incentivi tematici e compositivi per questa rappresentazione poteva averli appresi da Giulio Romano a Mantova in tre dei suoi affreschi a Palazzo Ducale ora smarriti, raffiguranti diversi mostri marini, e dalla Galleria Farnese a Roma che gli fornì spunti per la spartizione della composizione in tre gruppi (Cfr. scheda opera 42). Domenico Fetti ebbe molti rapporti con poeti, cantanti, musicisti, attori, ed è probabile che gli avvenimenti teatrali e musicali abbiano incentivato anche la commissione di questo dipinto: infatti, nel 1610 venne musicata la liberazione di Andromeda di R. Campeggi. Tra i motivi emblematici della raffigurazione si imprimono i lunghi capelli sciolti di Andromeda, che riflettono i versi di Ovidio (Andrfc09), mentre la spalla scoperta che ricorre in altri dipinti del Fetti, indica la vulnerabilità dell’eroina incatenata su una roccia nel mezzo del mare. Questa particolarità morfologica potrebbe dipendere dalle coeve rappresentazioni teatrali nelle quali le protagoniste femminili, scoprivano il seno a scena aperta.
Silvia Cremona