43: Perseo e Andromeda

Titolo dell’opera: Andromeda

Autore: Carlo Saraceni (1580-85/1620)

Datazione: 1602-1612 ca.

Collocazione: Digione, Museè des beaux-arts

Committenza:

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tela (26,7 x 22,5 cm)

Soggetto principale: Andromeda legata a una roccia

Soggetto secondario: Perseo combatte contro il mostro marino

Personaggi: Andromeda, Perseo, Pegaso, il mostro

Attributi: catene ai polsi, nudità (Andromeda); elmo, mantello dell’invisibilità, testa di Medusa, lancia, Pegaso (Perseo)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti: Cavalier d’Arpino, Andromeda incatenata, 1592-1593, Providence, Rhode Island

Derivazioni:

Immagini: http://ambweb.free.fr/andart/fr/txt/17.ita2.htm

Bbliografia: Ottani Cavina A., Carlo Saraceni, Mario Spagnol, Milano 1968, pp. 1, 45, 98; Longhi R., Carlo Saraceni, in Il palazzo non finito. Saggi inediti 1910-1926, Electa, Milano 1995, pp. 95-143

Annotazioni redazionali: Il dipinto fu erroneamente attribuito prima al Cavalier d’Arpino e poi al Parmigianino. Venne restituito al Saraceni da Roberto Longhi nel 1943. E’ molto semplice individuare il legame con il manierista romano se si confrontano i due quadri dello stesso soggetto (Cfr. scheda opera 40): la posizione di Andromeda, le conchiglie ai piedi della principessa, la rappresentazione di  Perseo, sono visibilmente simili (l’eroe tiene in mano la testa di Medusa). Quasi scontato, quindi, il motivo dell’errore dell’ attribuzione. Ma gli elementi che portano a indicare in Saraceni l’autore, sono innanzitutto la sostituzione del paesaggio D’arpinesco con il motivo chiaramente veneto dell’orizzonte sul mare e, inoltre, un’accentuazione del chiaroscuro. L’arco cronologico in cui inserire l’opera è molto ampio. Infatti, quando nel 1602 egli approdò da Venezia a Roma, studiò sia i Carracci  che il Cavalier d’ Arpino. Resta dunque molto difficile indicare esattamente la datazione dell’opera anche perché secondo Ottani Cavina (1968) in quasi tutti i lavori precaravaggeschi del Saraceni sarebbe presente un segnale degli studi naturalistici e luministici intrapresi successivamente (nell’Andromeda, ad esempio, la vegetazione che emerge dallo soglio sarebbe un indizio protonaturalista). Quello che è certo è che Andromeda è trattata come una statua, nella quale, oltre al manierismo, è ravvisabile una sorta di neogrecità (Ottani Cavina 1968).

Francesca Pagliaro