24: Perseo e Andromeda

Titolo dell'opera: Liberazione di Andromeda

Autore: Piero di Cosimo (1461/62-1521)

Datazione: 1510 ca.

Collocazione: Firenze, Uffizi

Committenza: Giovan Battista Strozzi

Tipologia: dipinto

Tecnica: olio su tavola (70 x 123 cm)

Soggetto principale: Perseo libera Andromeda   

Soggetto secondario: Perseo compie sacrifici propiziatori a tre divinità

Personaggi: Perseo, Andromeda, mostro marino, Cefeo, Cassiopea, Fineo, altri personaggi   

Attributi: elmo e calzari alati, scudo (Perseo); catene, drappo (Andromeda)

Contesto: paesaggio marino

Precedenti:

Derivazioni: copia proveniente dalla collezione Albani, conservata a Vienna, Kunsthististorisches Museum, acquistata nel 1801

Immagini: http://www.wga.hu/frames-e.html?/html/p/piero/cosimo/allegory/index.html

Bibliografia: Vasari G., Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, Giunti, Firenze 1568; Zeri F., Rivedendo Piero di Cosimo, in “Paragone”, 115, luglio 1959, pp. 36-48; Zeri F., Eccentrici fiorentini. II, in “Bollettino d’Arte”, XL-VII, 1962, pp. 314-326; Bacci M., Piero di Cosimo, Bramante editrice, Milano 1966; Bacci M., L’opera completa di Piero di Cosimo, Classici dell’arte Rizzoli, Milano 1976; Berti L., Il Primato del disegno, in Firenze e la Toscana dei Medici nell’Europa del Cinquecento, vol.II, Electa, Firenze 1980; Conti A., Osservazioni e appunti sulla vita di Leonardo di Giorgio Vasari, in Kunst des Cinquecento in der Toskana, atti del convegno (Firenze), München 1992, pp. 26-36; Fermor S., Piero di Cosimo. Fiction, Invention and Fantasia, Reaktion books, Londra 1993; Forlani Tempesti A.-Capretti E., Piero di Cosimo, Octavo Franco Cantini Editore, Firenze 1996.

Annotazioni redazionali: Vasari descrive con entusiasmo il dipinto che dice eseguito per “Filippo Strozzi vecchio”. La notizia appare tuttavia inattendibile: Filippo Strozzi muore nel 1491 e l’opera risulta stilisticamente più tarda. Probabilmente essa doveva essere destinata al figlio Giovan Battista, chiamato di solito con il nome del padre e appellato “il Giovane”, per il quale Piero aveva più volte lavorato. L’artista, che collaborava all’allestimento degli spettacoli in occasione del rientro dei Medici a Firenze, struttura la composizione come un proscenio, con i personaggi in primo piano ad introduzione della scena principale. Un’interessante interpretazione (Berti 1980) vede nel quadro un’allusione al ritorno dei Medici del 1512 e al carnevale dell’anno successivo, a cui parteciparono la compagnia del Broncone (rappresentata dal tronco al centro) e la compagnia del Diamante. Giuliano de’ Medici, capo di  quest’ultima, dà il volto a Fineo (sulla sinistra con copricapo rosso); Lorenzo de’ Medici, capo della prima, a Perseo; Cefeo (con turbante bianco) ritrae Filippo Strozzi e l’ultimo personaggio sulla destra è autoritratto del pittore. In difficoltà con i repubblicani fiorentini, per lo Strozzi il rientro dei Medici fu come una “liberazione”. Il pannello, che entrò presto nelle collezioni medicee, nell’inventario del 1589 viene citato come opera di Piero di Cosimo su disegno di Leonardo. Mina Bacci (1966) non concorda con l’attribuzione: la tavola sarebbe un unicum, con uno “spirito sofisticato ed intellettualistico che Piero non ebbe mai”; nomina quindi un certo “Maestro del Perseo”. In Palazzo Davanzati a Firenze è conservata una serie dedicata alle Storie di Perseo, in passato attribuita a Piero, il cui pannello centrale rappresenta un’altra Liberazione di Andromeda. Con Zeri (1959, 1962) l’ipotesi viene definitivamente esclusa e la serie assegnata a tale “Maestro di Serumido”, forse identificabile con Aristotele da Sangallo, uno dei “nomi senza quadri” citati da Vasari. Il fatto che Perseo eriga tre altari, uno a Giove, uno a Minerva e uno a Mercurio (appena visibili sullo sfondo a destra) passa da Ovidio alle moralizzazioni medievali (Cfr. Andrfm04, Andrfr07) in cui l’eroe  è visto come campione morale ed esempio di devozione. Andromeda è legata ad un albero e non alla roccia: questo è spiegabile con la struttura complessiva della scena, organizzata come un dramma teatrale, che probabilmente si riaggancia alle rappresentazioni classiche del mito (Cfr. scheda opera 02 e scheda opera 04). A partire da Euripide i paletti, o i rami, verranno sostituiti da una roccia, sistemazione preferita dagli artisti rinascimentali. Molto forte la presenza di strumenti musicali, sempre per il riferimento agli intrattenimenti della corte medicea. Il susseguirsi di più momenti dello stesso mito, in un’unica tela, ossia la narrazione continua, è un espediente utilizzato in alcune miniature medievali (Cfr. scheda opera 21), ma soprattutto  negli affreschi del  primo secolo (Cfr. scheda opera 11).

Anna Lo Bello

Francesca Pagliaro